N.B.
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– Abbiamo ritenuto utile procedere a riunire in un unico contesto i lavori sinora pubblicati sul Metodo Di Bella da riviste scientifiche internazionali, compreso quello sui tumori polmonari del quale avevamo dato notizia in nostra precedente discussione.
– L`esposizione è seguita da un elenco di molti dei principali principi attivi impiegati nel Mdb
ai quali sono accostati richiami a diversi lavori, recenti e meno
recenti, apparsi su riviste scientifiche in tutto il mondo ed attestanti
l`attività antitumorale delle componenti Mdb.
– Infine troverete l’elenco dei lavori pubblicati dal Prof. Luigi Di
Bella e il testo di alcuni (speriamo di completare presto la raccolta)
riguardanti espressamente la sua ricerca. I lavori sono riportati in
ordine cronologico.
Tutti i testi pubblicati sono coperti da copyright.
Riteniamo che questa iniziativa consentirà, in modo semplice e senza
obbligare a ricerche complesse e dispendiose, di farsi un`autonoma
convinzione sul Mdb. Potranno usufruirne sia i pazienti più attenti che
desiderino ampliare le loro conoscenze, sia medici onesti – siano essi
medici di base o ospedalieri con i quali i pazienti siano venuti in
contatto – che avranno così modo di rendersi conto di persona delle
tante pretestuosità e falsità diffuse sul Metodo Di Bella.
Prima di procedere a riportare i principali lavori, riteniamo utile esporre alcune
Informazioni basilari sul MDB
1) Quali sono i risultati del Metodo Di Bella (MDB)?
Se intrapreso
tempestivamente e come prima terapia, nella maggioranza dei casi il MDB
consente di raggiungere la guarigione completa o di “convivere” con un
male ridimensionato e disattivato. I risultati dipendono dallo
stadio del male e dalle condizioni cliniche generali del paziente, oltre
che dal pregiudizio comportato da cure precedenti, specie se costituite
da prolungati e pesanti trattamenti chemio o radioterapici. Le
aspettative debbono rapportarsi a questi presupposti fondamentali, pur
tenendo conto del fatto che, nei casi meno trattabili, di regola si
registrano benefici in termini di prolungamento della sopravvivenza e di
miglioramento della qualità di vita.
2) Quali tipi di tumore è in grado di curare?
Come ebbe modo più volte
di chiarire il Prof. Luigi Di Bella, il successo della terapia è
influenzato – oltre che dallo stadio del male e dalle cure pregresse –
più dal quadro clinico complessivo del malato che dalla patologia
neoplastica. Non che tutti i tumori rispondano nella stessa misura ed in
tempi analoghi: se il Linfoma non Hodgkin ed i carcinomi prostatici
possono curarsi con tranquillità pressoché totale, se i tumori
epiteliali, della gola, della vescica, i sarcomi dei tessuti molli e
quelli ossei, i ca. mammari ed uterini, i ca. gastrici intestinali e
renali, i melanomi non infiltrati, neoplasie cerebrali anche insidiose e
perfino tumori della testa del pancreas hanno fatto registrare
risultati totali, la percentuale di successi è più limitata per alcuni
tipi di ca. polmonari (specie quelli a piccole cellule) e del
corpo o della coda del pancreas. Senza sottovalutare che c’è sempre
l’insidia del caso particolare. Ma, tornando a quanto detto sopra, un
paziente con seri problemi riguardanti la funzionalità epatica,
cardiocircolatoria o relativi ad altre funzioni fondamentali
dell’organismo, può rispondere meno di uno affetto da forme tumorali più
insidiose ma immune dalle disfunzioni sopra esemplificate. E’ in questi
casi che la preparazione e le capacità del medico curante sono
determinanti, essendo indispensabile ripristinare – per quanto possibile
– condizioni essenziali per il buon esito della cura.
3) Quali sono i farmaci del MDB? Dove si trovano?
Il MDB non è una terapia a protocolli fissi. La prescrizione varia a seconda del tipo di male, della localizzazione, dello stadio, delle particolarità soggettive del paziente. Ci limitiamo quindi a citare brevemente i farmaci fondamentali.
La terapia si pratica a domicilio senza difficoltà. La somministrazione dei farmaci, è prevista per via orale, a parte uno che deve essere inoculato tramite siringa temporizzata. Essi sono reperibili presso qualsiasi farmacia, a parte due che, non esistendo prodotti farmaceutici con le caratteristiche desiderate, vengono preparati – in ossequio alla legislazione sanitaria vigente – da alcuni “Farmacisti Preparatori” e dispensati previa esibizione di regolare prescrizione medica (soluzione di retinoidi e melatonina coniugata).
Vediamo ora quali sono i farmaci fondamentali. Cominciamo con i due “galenici”, (sol. di retinoidi e melatonina coniugata):
* Soluzione di retinoidi:
è un composto dall’aspetto oleoso denso, costituito da vitamina E
(tocoferolo acetato) e tre vitamine del gruppo A (Axeroftolo palmitato,
acido trans-retinoico, betacarotene). L’assunzione deve avvenire a
digiuno (non avere ingerito cibi solidi da tre ore e non ingerirne per
mezz’ora), nei dosaggi e con la frequenza stabiliti dal medico
prescrittore (solitamente da uno a tre cucchiai al giorno),
preferibilmente, in caso di dosaggi elevati, procedendo con gradualità. I
flaconi devono essere conservati al riparo dalla luce e da fonti di
calore, ma non in frigorifero.
* Melatonina coniugata: si tratta di melatonina di elevato
tenore qualitativo combinata con adenosina e glicina in determinate
proporzioni. La forma prevalentemente usata è quella in compresse
rigorosamente blisterate, ad evitare degradi ad opera della luce e
dell’aria. In determinate situazioni può essere prescritto il ricorso a
flaconcini di Mlt liofilizzata da sciogliere nell’acqua. Compresse
contenute in flaconcini, o capsule non rispetterebbero i requisiti MDB. I
dosaggi giornalieri possono oscillare dai 25-30 ai 60 milligrammi o
più.
Occorre la massima
diligenza ed attenzione nella scelta del farmacista preparatore, dato
che solo la disponibilità di un laboratorio adeguatamente attrezzato, la
stretta aderenza alle difficili e complesse procedure di preparazione
dei due galenici e l’impiego di principi attivi della massima purezza
garantiscono una sicura azione antitumorale. Prodotti inadeguati ed
imperfetti compromettono inevitabilmente l’esito dell’intera terapia. Il
DiBellaInsieme è sempre disponibile ad informare sui (pochi) farmacisti
preparatori risultati affidabili in base ad analisi effettuate ed al
riscontro fornito da concordi risultati clinici positivi.
Passiamo ora ad esaminare le specialità farmaceutiche ricorrenti nella prescrizione.
* Vitamina D3 (Diidrotachisterolo):
è una specialità (At Ten – Dediol) in flaconcini provvisti di
gocciolatore. Le gocce, nel dosaggio prescritto dal medico, si assumono a
digiuno insieme alla soluzione di retinoidi. Il dosaggio, determinato
in base al tasso calcemico, allo stadio della malattia ed al peso del
paziente, varia da un minimo di 8-10 gocce a posologie molto più
elevate, queste solitamente indicate per tempo limitato. Ati Ten: se si
acquista una confezione per volta, questa deve essere custodita al
riparo da luce e calore. Se invece l’acquisto riguarda più confezioni,
quelle non ancora aperte per l’uso debbono essere conservate in
frigorifero ed estratte un’ora prima. Dediol: sempre in frigo.
* Bromocriptina e/o Cabergolina.
Sono due sostanze recepite da specialità farmaceutiche ed impiegate per
inibire l’increzione di uno dei più insidiosi fattori di crescita: la
prolattina. Spesso la bromocriptina, solitamente prevista per
somministrazioni giornaliere, viene affiancata dalla Cabergolina, la cui
assunzione si prescrive una o più volte la settimana. La Cabergolina,
in determinati casi, può essere prescritta da sola e non abbinata alla
bromocriptina. L’assunzione deve avvenire rigorosamente a stomaco pieno.
Raramente la cabergolina ingenera fastidi, mentre la bromocriptina
induce senso di nausea. Per evitarla (col tempo, comunque, essa tende a
diminuire o sparire) si procede con gradualità dei dosaggi.
* Somatostatina e Octreotide. La
somatostatina é il più potente inibitore della crescita neoplastica:
precisamente del GH (Growth Hormon). Le confezioni reperibili nelle
farmacie sono in fiale da 1 milligrammo ciascuna. La somministrazione
deve avvenire tramite siringa temporizzata, anch’essa acquistabile
presso qualsiasi farmacia. Per una descrizione dettagliata e chiara del
funzionamento dell’apparecchio e delle modalità di impiego: http://www.metododibella.org/it/mdb
/siringaTemporizzata.do.
Molto utile anche guardare il video che mostra le fasi di preparazione e attuazione dell’iniezione:
http://www.youtube.com/watch?v=-RFOiGPsQ3w&feature=
BFa&list=UUssns08HqGS0ZnsPCxU9Z_A&lf=plcp
Il dosaggio massimo giornaliero è solitamente di 3 milligrammi (3 fiale
da 1 mg.). L’infusione inizia nelle ore serali e cessa al mattino. E’
sempre consigliato consumare una cena leggera quantitativamene e
qualitativamente, bere il meno possibile, ed attendere 2 ore e mezzo/3
dalla fine del pasto prima di praticarla. Il dosaggio deve essere
aumentato gradualmente iniziando con una fiala da 1 mg. e portandosi
lentamente fino a quello prescritto dal medico. Per maggiore chiarezza e
ad esclusivo scopo esemplificativo: si inizia con 1 mg. regolando la
durata di infusione a 10 ore (dopo un paio di giorni si può ridurre a 8)
per 5 giorni/una settimana; si passa quindi a 2 fiale per altri 5
giorni/una settimana (iniziando con 10 ore e diminuendo quindi ad 8),
per raggiungere il dosaggio di 3 mg. (se prescritto dal medico) con
durata 12 ore da diminuirsi a 10 (od anche ad 8) con gradualità. Sarà la
maggiore o minore tolleranza a determinare precise modalità.
Trova impiego, preferenziale in alcuni casi, o in altri quale rafforzativo dell’azione della somatostatina, un analogo della stessa somatostatina: l’Octreotide.
Esistono due forme di Octreotide: normale o LAR (lento rilascio). Il
tipo normale, prescritto in dosaggio max di 1 mg. al dì, viene inoculato
con siringa temporizzata così come avviene per la somatostatina,
ed osservando l’opportuna gradualizzazione consigliata dal
prescrittore. Solo se si tratta di “terapia di mantenimento” (pazienti
in remissione completa) possono essere adottati dosaggi inferiori (ad
es. 0,25 milligrammi): in tal caso è possibile anche iniettarla
manualmente sottocute entro 15 minuti/mezz’ora.
La Lar esiste in tre confezioni, da 10, 20, 30 milligrammi e viene
somministrata con particolari cautele preparatorie via intramuscolo una o
più volte al mese, secondo la prescrizione del medico. La LAR non può sostituire somatostatina od octreotide serale!!! Viene usata in unione ad esse (solitamente alla somatostatina giornaliera)quale rafforzativo nella fase iniziale della terapia.
(per una dettagliata descrizione delle cautele necessarie e le modalità d’impiego: http://www.metododibella.org/it/mdb
/impiegoOctreotide.do).
La somatostatina deve essere conservata costantemente a temperature inferiori ai 25° o in frigo. L’octreotide in frigo.
* Ciclofosfamide/Idrossiurea:
si tratta di due antiblastici, impiegati a seconda della patologia, per
via orale ed in dosaggi di 1/100-1/200 di quelli usualmente praticati
nei reparti oncologici. Il loro effetto è citostatico (inibizione della
crescita cellulare) e proapoptotico (induce o accelera la morte naturale
delle cellule maligne).
* Vitamina C (acido ascorbico):
può essere
prescritta in una delle numerose specialità o sotto forma di prodotto
galenico (in polvere da sciogliere in acqua minerale). Il dosaggio
giornaliero ricorrente è di 1-2 grammi (ma in alcuni casi può essere
superiore) a stomaco pieno.
Una ben più approfondita informazione su questi ed altri farmaci
impiegati nel MDB è disponibile consultando il collegato sito medico
scientifico Metododibella.org. In particolare:
http://www.metododibella.org/it/mdb/farmaco.do
http://www.metododibella.org/it/mdb/principiAttivi.do
http://www.metododibella.org/it/mdb/effettiCollaterali.do
4) E’ difficile o complicato curarsi?
Il fatto che migliaia di
malati si siano curati e si curino con il MDB dimostra come con un
minimo di attenzione e diligenza chiunque possa seguirlo. Per la
inoculazione della somatostatina è sufficiente seguire le istruzioni
fornite. Chi ha poca dimestichezza in merito può fare ricorso, per le
prime volte, ad un infermiere.
5) Per quanto tempo occorre continuare la cura? Quanto occorre perché si abbiano i primi risultati?
Il MDB non è una terapia “a cicli”, come ad esempio la chemioterapia. Una volta raggiunta la scomparsa prevalente o totale delle evidenze del male, il medico curante provvederà a diminuire i dosaggi e ad eliminare i farmaci che ritiene non siano indispensabili. In ogni caso occorre continuare, anche raggiunta la meta auspicata, con una formulazione ridotta della terapia, più o meno coincidente con quanto solitamente consigliato a scopo preventivo.
I tempi per raggiungere
dati positivi ed obiettivi documentati dagli esami di rito variano in
base a parecchi fattori (tipo di patologia, sua localizzazione, stadio
del tumore iniziale, cure precedenti fatte ecc.). Sicuramente, tranne
casi in percentuale minoritaria, si tratta di alcuni mesi. Dopo un primo
periodo di cura, nel corso del quale l’organismo si adatta ai farmaci e
cessano eventuali fastidi o problemi, si registra solitamente un
miglioramento sintomatico generale. Se dopo qualche mese le indagini
cliniche dimostrassero l’invarianza della situazione od anche un leggero
incremento della massa tumorale, questo costituirebbe di già un primo
significativo segno positivo, in quanto l’avanzamento del tumore sarebbe
stato bloccato o rallentato. Occorre inoltre tener conto che non è
infrequente trovarsi di fronte a referti che sottovalutano o minimizzano
i miglioramenti ottenuti visibili nelle immagini (Tac, RSM, ecografie,
scintigrafie ecc.), specie quando i sanitari che li redigono sono al
corrente della scelta terapeutica del paziente.
6) Quanto costa curarsi? E’ possibile ottenere che la terapia sia erogata dal SSN (Servizio Sanitario Nazionale)?
Il costo della terapia è determinato essenzialmente dalla somatostatina e soprattutto, dove previsto, dall’octreotide.
Il prezzo di listino della somatostatina di produzione nazionale (Hikma)
è attualmente inferiore a quello di qualche tempo fa: la confezione di 3
mg. (tre fiale da 1 mg.), cioè il dosaggio massimo giornaliero, è di €
14,90, ma alcuni farmacisti preparatori, che solitamente procurano
l’intera cura e quindi ne acquistano maggiori quantitativi, praticano
sconti anche superiori al 20%.
E’ importante sapere che alcuni farmacisti accreditati preparano
da qualche tempo sia somatostatina “galenica” di ottima qualità, a
prezzi ancora inferiorei (circa 9 euro per 3 mg.), che octreotide
galenica, ad un prezzo leggermente superiore.
Di conseguenza il costo giornaliero è di circa € 12 (€ 360 mensili), mentre quella galenica costa mensilmente 270 euro.
Costo più elevato ha invece l’octreotide LAR (formulazione a
lento rilascio), che viene prescritto – come detto sopra – quale
scrupolo per un maggiore impatto iniziale della terapia. Questa, tenendo
conto degli sconti del farmacista, va dai 620 € della Lar da 10 mg. ai
1.400 € della Lar da 30 mg. In altri paesi europei il prezzo é inferiore
anche di oltre il 50%.
Occorre comunque tener conto: a) del fatto che la sostanza, se
prescritta, viene usata solo per qualche mese; b) che la sola
somatostatina è sufficiente in molti casi ad assicurare un’efficacia
adeguata (il medico Mdb è infatti solito dire al paziente: “se può, faccia anche la Lar per due-tre mesi“).
Il resto dei farmaci, alcuni dei quali mutuabili, incide per cifre
assai inferiori, per cui il totale si assesta mediamente sui 450 €
mensili, destinati a diminuire con il raggiungimento di livelli di
sicurezza che consentono di ridurre i dosaggi.
Se in qualche regione
diverse domande alle ASL per ottenere la corresponsione gratuita della
terapia trovano risposte positive, nella maggior parte dei casi si
registrano chiusure totali. E’ possibile, a seconda dei casi, cercare di
ottenere un “piano terapeutico” per la corresponsione di somatostatina
od octreotide (i farmaci che incidono di più sul costo della cura).
L’unica altra alternativa è richiedere un “provvedimento d’urgenza”,
quindi un ricorso legale, che ha naturalmente maggiori possibilità di
accoglimento una volta che si possa esibire una documentazione clinica
attestante esiti positivi della terapia.
Nota.
Gli studi e l’esperienza clinica del Prof. Luigi Di Bella hanno
riguardato altre patologie, e in particolare malattie demielinizzanti e
neurologiche.
I rimedi predisposti dallo scienziato, contemplati in diversi casi dalla letteratura scientifica internazionale, si differenziano nettamente dal Mdb, che deve essere inteso esclusivamente quale serie di misure farmacologiche dedicate alle neoplasie.
Unicamente a titolo esemplificativo: in patologie come le sclerosi
multiple trovano impiego esteri fosforici del gruppo B, nicotinamide,
citicolina, Omega3, vit. E, melatonina, colina alfoscerato eccetera.
Può essere utile leggere anche le seguenti discussioni:
1) http://www.dibellainsieme.org/discussione.do?idDiscussione=1398
2) http://www.dibellainsieme.org/discussione.do?idDiscussione=1403
3) http://www.dibellainsieme.org/discussione.do?idDiscussione=1407
4) http://www.dibellainsieme.org/discussione.do?idDiscussione=1414
5) http://www.dibellainsieme.org/discussione.do?idDiscussione=1430
A queste nozioni di
profilo divulgativo facciamo seguire un prospetto informativo di
maggiore spessore e curato da “addetti ai lavori”, di sicuro interesse
di medici e persone di formazione scientifica, ma anche di lettori
attenti.
______________________________________________________
1) Cancer Biotherapy& Radiopharmaceuticals 2001 Apr;16(2):171-7 Cyclophosphamide
plus somatostatin, bromocriptin, retinoids, melatonin and ACTH in the
treatment of low-grade non-Hodgkin`s lymphomas at advanced stage:
results of a phase II trial
Todisco M, Casaccia P, Rossi N.
ASL13, Sondrio.
PURPOSE:
Somatostatin, prolactin, retinoids, melatonin and ACTH have been shown to influence the lymphatic growth, and the action of the cyclophosphamide in lymphoproliferative disorders is well known. This provided the rationale to conduct, in patients with low-grade non-Hodgkin`s lymphomas (NHL), a phase II trial of a combined association of cyclophosphamide, somatostatin, bromocriptin, retinoids, melatonin and ACTH.
PATIENTS AND METHODS:
Twenty patients with a diagnosis of low-grade NHL, stage III or IV, were
included in this study. Patients received for one month the following
treatment: cyclophosphamide, somatostatin, bromocriptin, retinoids,
melatonin, and ACTH. The therapy was continued for two additional months
in patients with stable or responding disease.
After three months, the responding patients continued the therapy for three months and more.
RESULTS:
Twenty patients were assessable for toxicity and response; 70% (14 of 20
patients; 95% confidence interval [CI], 50% to 90%) had a partial
response; 20% (4 of 20) had stable disease, and 10% (2 of 20) progressed
on therapy. Going on with the treatment, none of the 14 patients with
partial response had a disease progression (average follow-up time of 21
months, range, 7 to 25), and 50% of these patients had a complete
response; among 4 patients with stable disease, 25% (1 of 4) had a
partial response and 75% (3 of 4) progressed on therapy (mean time to
progression [TTP] 14.3 months, range, 7 to 21).
The toxicity was very mild, the most common side effects being drowsiness, diarrhea and hyperglycemia.
CONCLUSIONS:
The association of cyclophosphamide, somatostatin, bromocriptin,
retinoids, melatonin, and ACTH is well tolerated and effective in
treatment of low-grade NHL at advanced stage.
Publication Types:
* Clinical Trial
* Clinical Trial, Phase II
Traduzione
Ciclofosfamide
più somatostatina, bromocriptina, retinoidi, melatonina e ACTH nel
trattamento dei linfomi non Hodgkin a basso grado in stadio avanzato:
risultati di un trial di fase II
Todisco M, Casaccia P, Rossi N.
SCOPI:
Si è visto che la somatostatina, la prolattina, i retinoidi, la
melatonina e l`ACTH possono influenzare la crescita linfatica, e
l`azione della ciclofosfamide nei disordini linfoproliferativi è ben
conosciuta. Ciò ha fornito il rationale per condurre, in pazienti con
linfoma non Hodgkin a basso grado (NHL), un trial di fase II con
un`associazione farmacologica di ciclofosfamide, somatostatina,
bromocriptina, retinoidi, melatonina e ACTH
PAZIENTI E METODI:
Venti pazienti con diagnosi di NHL a basso grado, stadio III e IV, erano
inclusi in questo studio. I pazienti ricevevano per un mese il seguente
trattamento: ciclofosfamide, somatostatina, bromocriptina, retinoidi,
melatonina e ACTH.
Nei pazienti con malattia stabile o rispondente dopo un mese, la terapia
veniva continuata per altri due mesi. Dopo tre mesi, i pazienti
rispondenti continuavano la terapia per tre mesi e oltre.
RISULTATI:
Venti pazienti erano valutabili per tossicità e risposta; il 70% (14 su
20 pazienti; 95% intervallo di confidenza [CI], 50% – 90%) ha avuto una
risposta parziale;
il 20% (4 su 20) ha avuto stabilità di malattia, e il 10% (2 su 20) ha avuto progressione di malattia.
Proseguendo con il trattamento, nessuno dei 14 pazienti con risposta
parziale ha avuto progressione di malattia (tempo di follow-up medio di
21 mesi, range da 7 a 25), e il 50% di questi pazienti è andato incontro
a risposta completa; fra i 4 pazienti con malattia stabile, il 25% (1
su 4) ha avuto risposta parziale e il 75% (3 su 4) ha presentato
progressione di malattia (tempo medio alla progressione 14.3 mesi, range
da 7 a 21).
La tossicità era molto blanda, i più comuni effetti collaterali essendo sonnolenza, diarrea e iperglicemia.
CONCLUSIONI:
L`associazione di ciclofosfamide, somatostatina, bromocriptina,
retinoidi, melatonina e ACTH è ben tollerata ed efficace nel trattamento
dei linfomi non Hodgkin a basso grado in stadio avanzato.
N.B.: Per
leggere in Pdf la versione integrale, in inglese ed in italiano,
consultare la apposita sezione del sito ufficiale medico-scientifico
(metododibella.org)
http://www.metododibella.org/cms-web/upl/doc/200674133724.pdf
2) American Journal of Therapeutics. 2006 Nov-Dec;13(6):556-7 Relapse
of High-Grade Non-Hodgkin`s Lymphoma After Autologous Stem Cell
Transplantation: A Case successfully Treated With Cyclophosphamide Plus
Somatostatin, Bromocriptine, Melatonin, Retinoids, and ACTH.
Todisco M.
ASL 11, Local Health Department of National Health Service, Fermo, Italy
Patients with relapse of
high-grade non-Hodgkin lymphoma (NHL) after autologous stem cell
transplantation (auto-SCT) generally have a poor prognosis.
Only a minority of these patients can be cured by a second myeloablative
chemotherapy, and conventional salvage treatments are often associated
with severe toxicities.
With a combination of cyclophosphamide, somatostatin, bromocriptine,
retinoids, melatonin, and ACTH, we already reported 100% global response
in 8 patients with relapse of low-grade NHL after single or combined
chemotherapy and a therapy-free period of +/=6 months.
This provided the
rationale to evaluate the same pharmacological association in a patient
with relapse of high-grade NHL after auto-SCT performed 2 years before.
The patient was treated for at least 2 months.
At the end of this period, if he had stable or responding disease, he
received additional 3 months of treatment, and if he was stable or
responding after 5 month, he was treated for 3 months and more. After 2
months, patient had a partial response, and after 5 months, he achieved a
complete response.
Today, 14 months after beginning treatment, patient is in complete remission.
Treatment had very good tolerance, and patient carried on at home doing his normal activities.
Our result and severe toxicities associated with conventional salvage
treatments suggest in a relapse of high-grade NHL after auto-SCT,
further clinical trials using the pharmacological association we
employed in this case.
Traduzione
Ripresa di
Linfoma non Hodgkin ad alto grado dopo autotrapianto: un caso trattato
con successo con ciclofosfamide più somatostatina, bromocriptina,
melatonina, retinoidi e ACTH.
Todisco M.
I pazienti con ripresa di Linfoma non Hodgkin ad alto grado dopo autotrapianto hanno generalmente una cattiva prognosi.
Solo una minoranza di questi pazienti può essere curata da un secondo
trattamento mieloablativo, e i trattamenti tradizionali di salvataggio
sono spesso associati ad una severa tossicità.
Con una combinazione di ciclofosfamide, somatostatina, bromocriptina,
retinoidi, melatonina e ACTH noi abbiamo già riportato un 100% di
risposta globale in 8 pazienti con ripresa di linfoma non Hodgkin a
basso grado dopo chemioterapia singola o di combinazione, e periodo
libero da terapia +/= 6 mesi.
Questo ha fornito il
rationale per valutare la stessa associazione farmacologia in un
paziente con ripresa di linfoma non Hodgkin ad alto grado dopo
autotrapianto praticato 2 anni prima.
Il paziente era trattato per almeno 2 mesi.
Alla fine di questo periodo, se la malattia era stabile o rispondente,
il paziente riceveva ulteriori 3 mesi di trattamento; e se il paziente
era stabile o rispondente dopo 5 mesi, riceveva 3 o più mesi di
trattamento.
Dopo 2 mesi di trattamento il paziente ebbe una risposta parziale, e dopo 5 mesi raggiunse una risposta completa.
Oggi, 14
mesi dopo aver iniziato il trattamento, il paziente è in remissione
completa. Il trattamento praticato ha avuto un`ottima tollerabilità, e
il paziente l`ha condotto a domicilio svolgendo le sue normali attività.
Il nostro risultato, e la severa tossicità associata con i regimi
tradizionali di salvataggio suggeriscono, nella ripresa di Linfoma non
Hodgkin ad alto grado dopo autotrapianto, ulteriori trial clinici usando
l`associazione farmacologica che noi abbiamo usato in questo caso.
3) American Journal of Therapeutics 2003 Mar-Apr;10(2):135-6 Severe bleeding symptoms in refractory idiopathic thrombocytopenic purpura: a case successfully treated with melatonin.
Todisco M, Casaccia P, Rossi N.
Local Health Department of National Health Service, Fermo, Italy.
The prognosis of patients with idiopathic thrombocytopenic
purpura refractory to corticosteroids and splenectomy (refractory ITP)
is poor; these patients present high morbidity from disease and its
treatment and have a mortality rate of approximately 16%. A patient is
reported with severe bleeding symptoms related to refractory ITP
successfully treated with melatonin.
Publication Types: Case Reports
Traduzione
Sanguinamento severo in Porpora Idiopatica Trombocitopenica: un caso trattato con successo con melatonina
Todisco M, Casaccia P, Rossi N.
I
pazienti affetti da Porpora Idiopatica Trombocitopenica refrattaria ai
cortisonici e alla splenectomia (ITP refrattaria) non hanno una buona
prognosi.
Questi pazienti presentano un`alta morbilità legata alla malattia e ai suoi trattamenti e hanno una mortalità attorno al 16%.
In questo lavoro viene descritto il caso di una paziente che, affetta da
ITP refrattaria con sanguinamento severo, ha risposto con successo ad
un trattamento con melatonina.
4)
Cancer Biother Radiopharm. 2006 Feb;21(1):68-73.
Norsa A, Martino V.
Somatostatin, retinoids, melatonin, vitamin d, bromocriptine, and
cyclophosphamide in advanced non-small-cell lung cancer patients with
low performance status.
Background:
The prognosis of low performance status (PS) patients with advanced
non-small-cell-lung cancer (NSCLC) is dismal. In these patients, we have
determined the survival, clinical benefits, and toxicity of a multidrug
regimen, based on cyclophosphamide and biotherapeutical agents.
Methods: Patients with a diagnosis of stage IIIB or stage IV
NSCLC, no previous surgery or chemoradiotherapy, and an Eastern
Cooperative Oncology Group (ECOG) PS equal to or greater than 2 received
a daily combination of somatostatin, retinoids, melatonin, vitamin D,
bromocriptine, and cyclophosphamide.
Results: Twenty-eight (28) patients were enrolled. The median age
was 64 years (range, 35-74). The PS was 2 and 3 in 78.6% and 21.4% of
patients, respectively. The median overall survival (intent-to-treat
analysis) was 12.9 months (range, 1.5-33.5 months), The overall survival
rates at 1 and 2 years were 51.2% and 21.1%, respectively. The
side-effects were very mild, mostly consisting of diarrhoea,
nausea/vomiting, and drowsiness of grade 1-2. Most patients experienced
an improvement of both respiratory (cough and dyspnoea) and general
(pain, fatigue, and insomnia) symptoms.
Conclusions: Low PS patients with advanced NSCLC may benefit from
a combination of somatostatin, retinoids, melatonin, vitamin D,
bromocriptine, and cyclophosphamide, in terms of survival and quality of
life, with very low side-effects.
N.B.: Per leggere in Pdf
la versione integrale, in inglese ed in italiano, consultare la apposita
sezione del sito ufficiale medico-scientifico (metododibella.org):
http://www.metododibella.org/it/
mdb/dettaglioDocumentazione.do?idDoc=6028&tipologia=MDB
Traduzione
Somatostatina, retinoidi,
melatonina, vitamina D, bromocriptina e ciclofosfamide in pazienti
affetti da tumore del polmone in fase avanzata non a piccole cellule e
con basso stato di validità (law performance status)
Norsa A., Martino V.
Unità Operativa di Chirurgia Toracica, Ospedale Civile Maggiore di Verona, Italia.
Premessa: la prognosi dei pazienti con basso stato di validità (PS) affetti da tumore del polmone in fase avanzata non a piccole cellule (NSCLC) trattati con terapie convenzionali è assai sfavorevole. In questi pazienti abbiamo determinato la sopravvivenza, i benefici clinici e la tossicità di un trattamento con multiterapia basato su ciclofosfamide e farmaci di tipo biologico.
Metodi: I pazienti con diagnosi di stadio III B o IV (NSCLC), non sottoposti precedentemente a trattamento chirurgico o chemioterapico e con un PS (secondo i criteri dell` Eastern Cooperative Oncology Group – ECOG) uguale o maggiore di 2, hanno ricevuto giornalmente una somministrazione combinata di somatostatina, retinoidi, melatonina, vitamina D, bromocriptina e ciclofosfamide.
Risultati: Sono stati arruolati ventotto (28) pazienti. L`età media è stata di 64 anni (con un età variabile da 35 a 74 anni). Il PS è stato di 2 e 3 rispettivamente nel 78,6% e nel 21,4%. La mediana statistica di sopravvivenza (analisi intent-to-treat) è stata di 12,9 mesi (compresa in un range tra 1,5 e 33,5 mesi). Le percentuali di sopravvivenza ad 1 e a 2 anni sono state rispettivamente del 51,2% e 21,1%. Gli effetti collaterali sono stati molto blandi, per la maggior parte consistenti in diarrea, nausea/vomito e sonnolenza di grado 1-2. La maggior parte dei pazienti ha beneficiato di un miglioramento dei sintomi sia a livello respiratorio (tosse e dispnea) sia a livello generale (dolore, astenia ed insonnia).
Conclusioni:
I pazienti affetti da tumore del polmone in fase avanzata non a piccole
cellule (NSCLC) possono trarre beneficio da una terapia combinata con
somatostatina, retinoidi, melatonina, vitamina D, bromocriptina e
ciclofosfamide, in termini sia di sopravvivenza che di qualità della
vita, con effetti collaterali molto modesti.
5) Neuroendocrinology Letters, Volume 27, n. 4, 2006 425-432. “Key aspects of melatonin physiology: Thirty years of research”.
Luigi Di Bella & Luciano Gualano
Private laboratori of Physiology “Prof. Luigi Di Bella”, Modena, ITALY.
Submitted: March 11, 2006 Accepted: May 30, 2006
Key words: melatonin; thrombocytogenesis; platelet aggregation; ion channels; tumour
Numerous studies of melatonin, by now
widely acnoweledged as a circadian rhythm-affecting neurohormone, also
describe its anti-oxidant, anti-cytotoxic or immune-modulating activity.
While emphasizing the multifunctional aspect of melatonin action, this
review presents the results of our thirty years of research, which point
to the following conclusions: melatonin is capable of promoting
platelet production by megakaryocytes, of acting on the latter`s ion
channels by way of the outward currents, and of performing a
physiological anti-aggregation function thus lengthening platelet life
span.
Melatonin can be transported everywhere by platelets and, thanks to its
lipophilicity, can cross cellular membranes easily, thus regulating
blood-tissue exchanges and ensuring an improved haematic crasis. It
interacts with endothelial cells by regulating their release of both
relaxing-factor and contracting-factor, and with platelets by affecting
their discharge of dense-body components. Finally, platelets could
behave as mobile and itinerant serotonergic and/or melatonergic
elements, a function comparable to the release of neurotransmitters by
neurons of the central nervous system.
This dynamism in melatonin physiology could prove to be a key in approaching tumour aetiopathogenesis.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/sites/entrez?cmd=Retrieve&db=pubmed&dopt=
AbstractPlus&list_uids=16892002&query_hl=1
Traduzione
“Aspetti chiave della fisiologia della melatonina. Trent`anni di ricerca”.
Molti sono
ormai gli articoli in cui la Melatonina non è considerata solo un
neurormone con effetti sui ritmi circadiani ma studiata anche come
agente antiossidante, anticitotossico o immunomodulatore. Lo scopo di
questa revisione, oltre a presentare i risultati di oltre trent`anni di
studi, è focalizzare l`attenzione sulle seguenti conclusioni: la
Melatonina è in grado di stimolare la produzione di piastrine da parte
dei megacariociti, di agire sui canali ionici di questi ultimi tramite
le `outward currents`, di esercitare una fisiologica attività antiaggregante, allungando così l`emivita delle piastrine.
La Melatonina può essere trasportata ovunque per opera delle piastrine e
per le sue caratteristiche di solubilità lipofilica attraversare
facilmente le membrane cellulari, modulando così gli scambi
emo-tissutali ed assicurando un`ottima crasi ematica. Essa interagisce
con le cellule dell`endotelio, regolandone il rilascio di Edrf e Edcf
(Endothelium-derived relaxing factor ed Endothelium-derived contracting
factor), e con le piastrine, influenzandone la cessione dei componenti
dei corpi densi (dense bodies). Infine le piastrine, considerate
elementi mobili e itineranti, si potrebbero comportare come propagazioni
serotoninergiche e/o melatoninergiche e questa funzione potrebbe essere
assimilata al rilascio di neurotrasmettitori da parte dei neuroni del
sistema nervoso centrale; questo dinamismo nella fisiologia della
Melatonina può essere la nuova chiave per intervenire
nell`eziopatogenesi dei tumori.
6)Cancer Biotherapy & RadiopharmaceuticalsSomatostatin,
Retinoids, Melatonin, Vitamin D, Bromocriptine, and Cyclophosphamide in
Chemotherapy-Pretreated Patients with Advanced Lung Adenocarcinoma and
Low Performance StatusFeb 2007, Vol. 22, No. 1 : 50 -55
Achille Norsa Division of Thoracic Surgery, Ospedale Maggiore Azienda Ospedaliera, Verona, ItalyVincenzo Martino Società Italiana di Bioterapia Oncologica Razionale, Bologna,
ItalyBackground:
We previously reported on an improvement in survival and quality of
life in chemotherapy-naïve patients with advanced non-small-cell lung
cancer and low performance status (PS) treated with a combination of
biotherapeutical agents and cyclophosphamide. In this study, we assessed
the survival, clinical status, and toxicity of this multidrug regimen
in chemotherapy-pretreated patients with advanced lung adenocarcinoma
and low PS. Methods: Patients with stage IIIB or IV lung adenocarcinoma,
who had progressed after prior standard chemotherapy, and with an
Eastern Cooperative Oncology Group PS ≥ 2, received a daily combination
of somatostatin, retinoids, melatonin, vitamin D, bromocriptine, and
cyclophosphamide. Results: Twenty-three (23) patients were enrolled. The
median age was 59 years (range, 42–75). The PS was 2 and 3 in 73.9% and
26.1% of patients, respectively. The median overall survival
(intent-to-treat analysis) was 95 days (range, 19–214). The side-effects
were mild, mostly consisting of diarrhea, nausea and vomiting, and
drowsiness of Grade 1–2. There was an improvement in both respiratory
and general symptoms, which was more evident in patients surviving more
than 95 days. Conclusions: The combined regimen of somatostatin,
retinoids, melatonin, vitamin D, bromocriptine, and cyclophosphamide is
well tolerated and can improve disease-related symptoms in heavily
pretreated patients with late-stage lung adenocarcinoma and poor PS.
7)Neuro Endocrinol Lett. 2008 Dec 29;29(6).
“Complete objective response to biological therapy of plurifocal breast carcinoma”.
Di Bella GD. Di Bella Foundation, Bologna, Italy. posta@giuseppedibella.it.
Traduzione
Nel caso in questione,
una donna affetta da carcinoma mammario che aveva scelto di praticare la
terapia biologica del Prof. Luigi Di Bella (MDB), ha fatto riscontrare,
dopo sette mesi di cura, una riduzione del 50% delle dimensioni del suo
carcinoma, e la guarigione totale dopo 14 mesi di cura.
La malattia della
paziente, che si era presentata anche con adenopatie ascellari, è
scomparsa senza dover subire la tossicità associata usualmente ai
trattamenti oncologici. Il Metodo Di Bella contempla l’uso di molecole
antiproliferative, come somatostatina, inibitori della prolattina e
degli estrogeni, associate ad altre molecole pro-differenzianti e
pro-apoptotiche come melatonina, retinoidi, vitamine C, D3 ed E, calcio e
amino-zuccheri associati a microdosi di antiblastici. Gli esami
ematochimici non hanno evidenziato alcun effetto collaterale, con una
progressiva riduzione dei livelli di prolattina, estrogeni, IGF1 e un
costante basso livello del GH. Il conseguimento di risultati obiettivi
senza alcuna tossicità, dimostra nel caso esposto l’efficacia di questa
terapia, ad ulteriore conferma dei risultati già pubblicati, e relativi
all’adozione del MDB nei linfomi n.H. di basso grado e nei carcinomi
polmonari al III° e IV° stadio. Il Metodo Di Bella, senza la necessità
di alcun ricovero ospedaliero e nemmeno di alcun day hospital, senza
alcuna tossicità e senza incidere minimamente sulle giornaliere
abitudini lavorative della paziente, ha permesso di evitare il trauma
dell’intervento chirurgico ed i rilevanti effetti collaterali della
chemio e della radioterapia. L’opportuno ricorso al MDB come terapia di
prima linea, in una paziente che non era stata debilitata dagli effetti
mutageni, tossici ed immuno-depressivi propri della chemio e della
radioterapia, è stato determinante per il raggiungimento del risultato
finale. Noi riteniamo utile sottolineare l’importanza di questo caso per
incentivare l’interesse ad uno studio approfondito del potenziale
terapeutico di una terapia biologica e recettoriale come il Metodo Di
Bella.
Testo originale
1: Neuro Endocrinol Lett. 2008 Dec 29;29(6). [Epub ahead of print]
Complete objective response to biological therapy of plurifocal breast carcinoma.Di Bella GD.
Di Bella Foundation, Bologna, Italy. posta@giuseppedibella.it.
In this case
presentation, a woman with breast carcinoma who chose to try Prof. L.
DiBella’s biological therapy (MDB), was found, after seven months, to
have a 50% reduction in objective measures of her carcinoma and was
totally cured after 14 months. The patient’s recovery extended to
bilateral axillary adenopathies, and took place without the toxicity
normally associated with cancer treatment. MDB entails the use of
anti-proliferative molecules such as somatostatine, prolactin, and
estrogen inhibitors, along with differentiating and apoptotic molecules
such as melatonin, retinoids, vitamins C, D3, and E, calcium, and
amino-sugars, combined with minimal doses of chemotherapy. The
hemato-chemical exams showed no damage, with a progressive reduction of
prolactin, estradiol, IGF1, and maintenance of low levels of GH. The
achievement of objective results, without toxicity, in this case, proves
the effectiveness of this therapy and confirms the positive results
already published on the use of MDB for Low-Grade NHL, and pulmonary
carcinomas in the 3rd and 4th stages. MDB, without the need for either
hospitalization or day hospitalization, without toxicity, and without
even minimally reducing the patient’s daily work routine, allowed the
patient to avoid surgical trauma and the significant collateral effects
of chemo- and radiotherapy. Timely use of MDB as the first line therapy,
in a patient which had not been debilitated by the mutagenic, toxic,
and immuno-depressive effects of chemo- and radiotherapy, contributed
greatly to the final outcome. We feel it is useful to highlight this
case in an effort to stimulate interest and further study into the
oncological potential of MDB biological and receptor therapy.
8)
Cancer Biother Radiopharm. 2009 Jun;24(3):353-5.
Chronic lymphocytic leukemia: long-lasting remission with combination of cyclophosphamide, somatostatin, bromocriptine, retinoids, melatonin, and ACTH.
Todisco M. Department of Medical Assistance Continuity, Asur Marche ZT 11, Grottammare, Italy.
The usual, initial therapy of patients with chronic lymphocytic leukemia (CLL) involves alkylating agents, corticosteroids, purine analogs, and monoclonal antibodies. The combination of these agents may lead to high complete and overall response rates, but all patients inevitably relapse, and median progression-free survival varies between 16 and 48 months. Further, these treatments present the risk of myelosuppression and infection, so that some of the combination regimens require antibiotic, antiviral, and antimycotic prophylaxis during and after their administration. We treated 4 patients with previously untreated progressive stage I Rai CCL, with a combination of cyclophosphamide, somatostatin, bromocriptine, retinoids, melatonin, and ACTH. All the patients had partial remission after 2 months and continued treatment, which was gradually reduced if lymphocyte count fell below 4000/microL. No patients had disease recurrence, and progression-free survival has not yet been reached (125, 121, 73, and 21 months, respectively). Toxicity was absent, and patients underwent the treatment at home, while carrying out their normal activities.
Traduzione
Leucemia linfatica cronica: remissioni di lungo periodo con una
combinazione di ciclofosfamide, somatostatina, bromocriptina, retinoidi,
melatonina e ACTH.
La consueta terapia iniziale di pazienti affetti da leucemia linfatica
cronica (LLC) include agenti alchilanti, corticosteroidi, analoghi delle
purine, e gli anticorpi monoclonali. La combinazione di questi
principi attivi consente elevate percentuali di risposte complete e
totali, ma tutti i pazienti inevitabilmente vanno incontro a recidive, e
la sopravvivenza media, libera da progressione di malattia, varia fra
16 e 48 mesi. Inoltre, questi trattamenti comportano il rischio di
mielosoppressione e infezioni, cosicché diversi fra questi regimi
richiedono una profilassi antibiotica, antivirale e antimicotica durante
e dopo la loro somministrazione.
Noi abbiamo trattato 4 pazienti affetti da LLC, precedentemente non
trattati, in stadio progressive I Rai, con una combinazione di
ciclofosfamide, somatostatina, bromocriptina, retinoidi, melatonina e
ACTH. Tutti i pazienti hanno avuto una remissione parziale dopo due mesi
e hanno continuato il trattamento, che veniva gradualmente ridotto se
la conta dei linfociti scendeva al di sotto dei 4000/microL. Nessun
paziente ha avuto ripresa di malattia, e la sopravvivenza libera da
progressione non è stata ancora raggiunta (rispettivamente 125, 121, 73,
e 21 mesi). La tossicità era inesistente, e i pazienti si sono curati a
domicilio, attendendo alle loro normali occupazioni.
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LIBRI SCIENTIFICI SUL METODO DI BELLA
Il libro del Dr. Giuseppe Di Bella
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I proventi della vendita saranno interamente devoluti alla Fondazione “Di Bella”.
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LIBRI DIVULGATIVI O DI ESPERIENZE SUL METODO DI BELLA
Il libro scritto da Maria Grazia Mancarella
Per dettagli vedi http://www.dibella.org/discussione.do?idDiscussione=5683
Per consultare agevolmente alcune delle numerose pubblicazioni scientifiche sui principali principi attivi del Mdb:
1) 182 lavori scientifici sull`effetto antitumorale dell`Acido trans-retinoico
http://www.metododibella.org/spec_princ_att.asp?IDP=3
2) 24 lavori scientifici sull`effetto antitumorale del Betacarotene:
http://www.metododibella.org/spec_princ_att.asp?IDP=2
3) 18 lavori scientifici sull`effetto antitumorale della Bromocriptina:
http://www.metododibella.org/spec_princ_att.asp?IDP=16
4) 7 lavori scientifici sull`effetto antitumorale della Cabergolina:
http://www.metododibella.org/spec_princ_att.asp?IDP=17
5) 16 lavori scientifici sull`effetto antitumorale della Melatonina:
http://www.metododibella.org/spec_princ_att.asp?IDP=6
6) 414 lavori scientifici sull`effetto antitumorale della Somatostatina:
http://www.metododibella.org/spec_princ_att.asp?IDP=5
7) 96 lavori scientifici sull`effetto antitumorale della Vitamina A:
http://www.metododibella.org/spec_princ_att.asp?IDP=1
8) 9 lavori scientifici sull`effetto antitumorale della Vitamina C:
http://www.metododibella.org/spec_princ_att.asp?IDP=8
9) 124 lavori scientifici sull`effetto antitumorale della Vitamina D:
http://www.metododibella.org/spec_princ_att.asp?IDP=7
10) 9 lavori scientifici sull`effetto antitumorale della Vitamina E:
http://www.metododibella.org/spec_princ_att.asp?IDP=4
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Prof. Luigi Di Bella: lavori o abstracts presentati in congressi scientifici nazionali (la seguente sezione sarà gradualmente completata).
N.B.: tutti i lavori qui di seguito riprodotti sono tutelati da copyright.
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Elenco dei lavori pubblicati dal Prof. Luigi Di Bella.
- 1) Prof. Pietro Tullio e L. Di Bella: “Eccitazione neuromuscolare mediante campi elettrici variabili“, del “”. Boll. SIBS, Vol. VII, fasc. 7, 1932.
- 2) Prof. Pietro Tullio e L. Di Bella : “Ricerche comparative sopra la stimolazione chimica ed elettrica della cute e dei nervi che ad essa si portano” . Boll. S.I.B.S., 1932, 7, 859-90.
- 3) Prof. Pietro Tullio e L. Di Bella: “Sopra un singolare fenomeno di eccitazione neuro-muscolare“. Boll. S.I.B.S., 1932, 7, 290-1.
- 4) Prof. Pietro Tullio e L. Di Bella: “Ricerche comparative sopra la stimolazione termica della cute e dei nervi che ad essa si portano”. Boll. S.I.B.S., 1933, 7, 347-9.
- 5) Prof. Pietro Tullio e L. Di Bella: “Ricerche comparative sopra la stimolazione chimica della cute e dei nervi che ad essa si portano”. Arch. Sc. Biol., 1933, 18, 515-40.
- 6) Prof. Pietro Tullio e L. Di Bella: “Eccitazione puntiforme dei centri nervosi della rana mediante campi elettrici variabili”. Boll. S.I.B.S., 1934, 9, 19-22.
- 7) Prof. Pietro Tullio e L. Di Bella: Ricerche sopra l’eccitazione dei filamenti e dei centri nervosi mediante campi elettrici variabili. Riv. Pat. Nerv. e mentale, 1934, 42, 673-98.
- 8) Prof. Pietro Tullio e L. Di Bella: “Recherches comparatives sur la stimulation chimique de la peau et de ses nerfs“. Arch. It. Biol., 1934, 91, 123-38.
- 9) Prof. Pietro Tullio e L. Di Bella: “Nuovi procedimenti per riempire completamente i lobi del polmone con liquidi opachi, non assorbibili e medicamentosi”. Boll. S.I.B.S., 1934, 9, 15-18.
- 10) Luigi Di Bella: “Importanza dell’umidità nell’avvelenamento con CO2 e con gas illuminante nei topi. Boll. S.I.B.S., 1935, 10, 14-5″.
- 11) Luigi Di Bella: “Tossicità della CO2, dell’H2S e del gas illuminante in ambiente umido ed in ambiente asciutto”. Arch. Fisiol., 1937, 37, 291-318.
- 12) Luigi Di Bella: “Sulla stimolazione galvanica diretta ed indiretta delle singole parti del labirinto acustico prima e dopo cocainizzazione”. Boll. S.I.B.S., 1937, 12, 384-6.
- 13) Luigi Di Bella: “Influenza del Prolan sul ricambio del calcio nelle rane”. Boll. S.I.B.S., 1937, 12, 386-7.
- 14) Luigi Di Bella: “Ricerche sulla sostanza tossica specifica renale. Boll. S.I.B.S., 1939, 14. 726-8.
- 15) Luigi Di Bella: “Intercorrelazioni fra carotene e tiroide nella crescita dei ratti“(Boll. S.I.B.S., 1939, 14, 726-8 e Arch. Sc. Biol., 1940, 26, 469-92).
- 16) Luigi Di Bella: “Sull’iperglicemia consecutiva a somministrazione di grassi alimentari per via parenterale“. Boll. Soc. Med. Chir., Modena, 1940, 40, 207-9.
- 17) Luigi Di Bella: “Nuovi dispositivi per la determinazione della glicemia su quantità di sangue inferiori a 0,1 ml.”. c.s., 1940, 40, 201-7.
- 18) Luigi Di Bella: “Azione dell’aneurina sull’intestino isolato di ratto normale e in avitaminosi B1. Boll. S.I.B.S., 1941, 16, 226 e 1941, 41, 320-51.
- 19) Luigi Di Bella: “Azione del carotene sulla glicemia in animali diversi. Boll. S.I.B.S., 1941, 16, 351-2.
- 20) Luigi Di Bella: “Azione della vitamina A sulla glicemia in animali diversi”. 1941, 16, 352.
- 21) Luigi Di Bella: “Azione del carotene e della vitamina A sulla glicemia dei ratti stiroidati. Boll. S.I.B.S., 1941, 16, 353.
- 22) Luigi Di Bella: “Rapporti del carotene e della vitamina A con la glicemia nei vari animali”. Boll. Soc. Med. Chir., Modena, 1941, 41, 185-95.
- 23) Luigi Di Bella: “Azione del carotene e della vitamina A sulla glicemia dei ratti stiroidati. Boll. Soc. Med. Chir., Modena, 1941, 41, 195-6.
- 24) Luigi Di Bella: “Trasformazione del carotene in vitamina A e azione del carotene e della vitamina A sulla glicemia nei vari animali”. Archivio di Scienze Biologiche, 1943, 29, 301-304.
- 25) Luigi Di Bella: “Importanza della tiroide nell’azione biologica del carotene e dell’axeroftolo“, Arch. Sc. Biol., 1944, 30, 1-8.
- 26) Luigi Di Bella:”Sul meccanismo dell’azione antidota del nitrito sodico nell’avvelenamento da cianuri“. Boll. Soc. Med. Chir., Modena, 1944, 44, 121-42.
- 27) Luigi Di Bella: “Retrocessione della metemoglobina in vitro“, Boll. Soc. Med. Chir., Modena, 1944, 44, 239-60.
- 28) Luigi Di Bella: “Contributo allo studio del meccanismo d’azione del nitrito sodico“, Boll. Soc. Med. Chir., Modena, 1945, 45, 314-50.
- 29) Luigi Di Bella: “Sulle variazioni di colore degli antociani e sul loro impiego come indicatori“, Atti Soc. Nat. Mat. Modena, 1946, 77, 62-94.
- 30) Luigi Di Bella: “Ricerche su un estere ascorbico della colina“, Boll. Soc. Med. Chir. Modena, 1947.
- 31) Luigi Di Bella: “Sui rapporti tra tiroxina e carotene in vitro“, Boll. Soc. Med. Chir. Modena, 1947.
- 32) Luigi Di Bella: “Osservazioni preliminari sull’idrolisi alcalina di alcuni antociani“, Boll. Soc. Med. Chir. Modena, 1947.
- 33) Luigi Di Bella: “Nuove vedute sui rapporti fra ipotalamo, ipofisi e termoregolazione“, Arch: Fisiol., 1947, 47, 1-23.
- 34) Luigi Di Bella: “Ricerche su un composto di condensazione dell’ac. Ascorbico con la colina“, Boll. Sibs, 1947, 23.
- 35) Luigi Di Bella: “Rottura della molecola della mecocianidina in funzione del pH“, Boll. Sibs, 1947, 23.
- 36) Luigi Di Bella: “Cromogeni del carotene“, Boll. Sibs, 1947, 23.
- 37) Luigi Di Bella:”Deviazione apparente dalla legge d’azione di massa di alcuni indicatori“, Boll. Sibs, 1947, 23.
- 38) Luigi Di Bella: “Scambi eritrocitici fra sangue circolante e tessuti dopo metemoglobinizzazione“, Boll. Soc. Med. Chir. Modena, 1948, 48.
- 39) Luigi Di Bella: “”Osazioni dell’ac. Ascorbico e metodi di dosaggio specifici della vit. C“, ibid. 1948, 48.
- 40) Luigi Di Bella: “Formazione di un composto di condensazione fra colina e cloruro stannoso“, ibid. 1948.
- 41) Luigi Di Bella: “Curva di dissociazione apparente e pK del rosso di metile e del bromofenolo blu“, ibid. 1948.
- 42) Luigi Di Bella: “Rapporti fra B-carotene e tiroxina“, Arch. Sci. Biol., 1948, 32.
- 43) Luigi Di Bella: “”Retrocessione della meteglobina in vivo“, Boll. Sibs, 1948, 24.
- 44) Luigi Di Bella: “L’azione eccitomeccanica della tiroxina è subordinata alla presenza di un minimo di riserve di vit. A dell’organismo“, Boll. Sibs, 1948, 24.
- 45) Luigi Di Bella: “Consumo di ossigeno dopo tiroxina nella ipovitaminosi A del ratto“, Arch. Sci. Biol., 1949, 33, 60-76.
- 46) Luigi Di Bella, P. Bianchini, V. Ferrari, L. Parisi: “Alcune osservazioni sull’embolia gassosa sperimentale“.Laboratorio di Fisiologia Generale, Direttore Inc. Prof. Luigi Di Bella,Boll. Soc. Med. Chir. Modena, 1950, 50, 1-4.
- 47) L. Di Bella, P. Bianchini, V. Ferrari, L. Parisi: “Presenza e funzioni dell’ureasi nella mucosa gastrica“, ibidem, 1950, 50, 1-9.
- 48) Luigi Di Bella: “Ferro ed attività insulinica“, Enzymologia, 1950, 83-95.
- 49) Luigi Di Bella: “Analisi ottica della tecnica e dell’interpretazione dell’oftalmotonometria“. Ann. Oftalm. E Clin. Ocul., 196°, 11, 531-538.
- 50) Di Bella L. – Sulsenti G.: “Patogenesi del danno cocleo- vestibolare dopo traumi cranici“, dalla Relazione Ufficiale al LII Congresso della Società Italiana di Laringologia-Otologia-Rinologia, Palermo 24-27 settembre 1964 – Bologna, Tip. Luigi Parma.
- 51) Di Bella – G. Lovino – C. Montanari: “Attività labirintica e circolo sistemico – Variazioni di temperatura cutanea e viscerale dopo stimolazione labirintica – Ricerche sperimentali“. Atti del Congresso della Società Italiana di Laringologia-Otologia e Rinologia – Palermo, settembre 1964.
- 52) L. Raffa – M. Di Bella – L. Di Bella :”Solfonamidi ad azione sul sistema nervoso centrale“, ‘Il Farmaco, luglio 1963, n.7.
- 53) L. Raffa – M. Di Bella – L. Di Bella – G. Conti: “Solfonamidi ad azione sul sistema nervoso centrale /nota II”. ‘Il Farmaco’, maggio 1964, n. 5.
- 54) L. Di Bella – P. Carcò – G. Sulsenti: ” Meccanismo d’azione vasculotropa dei Bioflavonoidi e loro impiego in otorinolaringoiatria” – Symposium sui Bioflavonoidi di Stresa il 24 aprile 1966.
- 55) L. Di Bella: “La secrétion chlorhydrique de la muqueuse isole de rat vagotomisé ou non“- Seance extraordinaire de la Societè Belge de Gastro-Enterologie, Bruxelles il 29/9/1968.
- 56) L. Di Bella, M. Corvaglia, A.L. Piccagli: “Determinazione del lining alveolare col metodo di Pattle: osservazioni e proposte“. Arch. Società Medico Chirurgica di Modena, 26 marzo 1969.
- 57) L. Di Bella, M. Corvaglia, M.T. Rossi: “L’innervazione polmonare nella liberazione del lining“. Arch. Società Medico Chirurgica di Modena, 26 marzo 1969.
- 58) L. Di Bella, M. Corvaglia, A.L. Piccagli: “Nuove vedute sulla patogenesi dell’embolia sperimentale polmonare“. – Arch. Società Medico Chirurgica di Modena, 26 marzo 1969.
- 59) L. Di Bella, M.T. Rossi, N. Pellegrino, A. Grimaldi, V. Santoro – “Ruolo del sistema abenulo-ipofisario nella regolazione del tasso piastrinemico” – Boll. S.I.B.S., Vol. XLV, num. 20bis, 31 ottobre 1969.
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- 101) L. Di Bella e all.: “Influenza della componente cellulare di midollo sopra la pressione osmotica del liquido intercellulare” – ib. Com. 23.
- 102) L. Di Bella e all.: “Sulla pressione osmotica del midollo osseo” – ib. Com. 25.
- 103) L. Di Bella e all.: “Probabile contributo di afferenze da termocettori addominali all’attività consumatoria alimentare” – Boll. SIBS, vol. LI, n. 18 bis ottobre 1975, Com. 13.
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- 120) Luigi Di Bella e all.: “Influenza di cataboliti azotati nella funzione del midollo” – ib. 52, com. 23.
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- 203) L. Di Bella: “Melatonin and platelets/endothelium relationships” – Abst. “Melatonin and thePineal Gland, from basic Science to clinical application”, Sat. Symposium of the IXth International Congress of Endocrinology, Paris, France, September 6-9, 1992.
- 204) L. Di Bella: “Stabilization of platelet membrane by Melatonin“. – Riunione Congiunta SIBS/SIF/SINU, Roma, 23-26 Settembre 1992.
- 205) L. Di Bella: “Crescita e fattori di crescita” – Estratti/Congresso Nazionale di Citologia, Bologna, 4/5 marzo 1993.
- 206) L. Di Bella, G.C. Minuscoli & L. Gualano: “Influence of Neuropeptide Y on bone marrow megacariocytes blood platelet count and blood glucose level” – Abstr. XXXII Congress of the International Union of Physiological Sciences, Glasgow, Aug 1st-6th, 1993.
- 207) L. Di Bella, G.C. Minuscoli & L. Gualano:”D/L water intake by tumorous rats“; “Effect of melatonin on circadian water intake by normal and tumor-bearing rats” – Abstr. Riunione Congiunta SIBS-SIF-SINU, Ischia, 25-28 settembre 1994.
- 208) L. Di Bella, L. Gualano and G.C. Minuscoli: “Platelet production by megacariocytes following intra or extra cytoplasmatic injection of mediators” – The University of Chicago Press, July/August 1995-Volume 68, Number 4-Proceedings of the 4th International Congress of Comparative Physiology and Biochemistry, Birmingham, U.K., August 6th-11th 1995.
- 209) Luigi Di Bella: “Relazione per il Convegno di Reggio Calabria – 25 gennaio 1997“. Da “Melatonina – dalla ricerca agli interventi. Aspetti anatomo-fisiologici, clinico-terapeutici e problematiche sanitarie”, Edizioni Euromeeting, 1997.
- 210) Luigi Di Bella, Giuseppe Di Bella, G. Minuscoli, A. Norsa, M. Madarena: “Cancro: siamo sulla strada giusta?”. Ed. T. Factory, 1997.
- 211) Luigi Di Bella, L. Gualano, F. Tomassi, E. Mussati, GC. Minuscoli: “Cytoclhalasin B and Melatonin in platelet production” – Sr. Petersburg, XXXIII IUPS Congress, 30/6-5/7/1997.
- 212) L. Di Bella et al.: “Cytochalasin B influence on megakaryocyte patch-clamp” – Melatonin after Four Decades, edited by James Olcese*Kluver Academic/Plenum Publishers, New York, 2000.
- 213) Di Bella et all.: “Further clinical and experimental data on platelet production by melatonin (MLT)”; “Megakayocite membrane patch-clamp outward current after retinoid application“. Oxford, 27 agosto 2001, “Gordon Research Conference on Pineal cell Biology”, Oxford, August 2000.
- 214) Di Bella L., C. Bruschi and L. Gualano: “Melatonin carries important effects on megakaryocyte membrane patch-clamp outward current“. Proc. XXXIV International Congress of Physiological Sciences, Christchurch-New Zealand, 26th August 2001.
- 215) Luigi Di Bella, Carla Bruschi, Luciano Gualano: “Melatonin effects on megakaryocyte membrane pach-clamp outward K+ current“. Medical Science Monitor, 2002; 8(12): BR527-531.
Il busto dello scienziato posto all’ingresso del suo laboratorio.
1)
Pubblicazione Quindicinale – Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. XLV Numero 20bis Ottobre 1969 – Sotto l’auspicio del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
L. Di Bella, M.T. Rossi, N. Pellegrino, A. Grimaldi, V. Santoro (Cattedra di Fisiologia Generale, Università di Modena).
Ruolo del sistema abenulo-epifisario nella regolazione del tasso piastrinemico.
La stimolazione dei nuclei epitalamici induce nel ratto aumento significativo del tasso piastrinemico, senza contemporanea modificazione significativa degli elementi della serie rossa e bianca. Gli effetti sono diversi per la stimolazione di altri distretti encefalici. Siccome gli effetti rilevanti avrebbero potuto essere mediati dalla melatonina gli AA. hanno studiato gli effetti della iniezione e.v. e intraventricolare della sostanza nei conigli, ottenendo aumento significativo delle piastrine e diminuzione degli eritrociti e dei leucociti, la quale ultima si svolge soprattutto a carico di granulociti. L’aumento delle piastrine la melatonina i.p. non lo provoca nei ratti, nei quali invece riesce attiva la 5′-metionin-adenosina. Sospensioni di liofilizzazione di epifisi e di epitalami non sembrano modificare gli effetti dell’iniezione i.p. nei ratti della miscela di melatonina e 5′-metionin-adenosina.
Estratto dal Vol. 69, 1972, fasc. 1″
2)
Archivio di Fisiologia
Vol. 69, 1972, fasc. 1
(Comunicazioni dei Soci al XXIII Congresso Nazionale Palermo, 27-30 settembre 1971).
Lancellotti L., I. Zini, L. Di Bella e M.T. Rossi (Istituto di Fisiologia umana, Cattedra di Fisiologia generale della Università di Modena).
Dinamica midollare dopo trattamento subacuto e cronico con melatonina.
Aumento transitorio del tasso piastrinemico l’abbiamo ottenuto nei ratti per stimolazione delle abenule [1], e non di altre zone telencefalodiencefaliche rostro-ventrali; frequentemente in questo ultimo caso si può avere effetto leucopenizzante, e specificamente linfopenizzante. Ci parve interessante studiare l’effetto della melatonina sulla dinamica midollare.
Abbiamo all’uopo iniettato i.p. nei ratti, alla dose di µg 200/100 g p.c., la melatonina (soluzione in etanolo acquoso 2%). Dopo 10-129 iniezioni (una al dì) in 10 ratti diversi si trovò un peso medio del midollo delle ossa lunghe (omeri, femori, tibie) di mg 215,78±52,6, corrispondente a mg 0,62±0,25/g p.c., pari a quello di animali non trattati. La % di acqua fu del 74,04±3,6.
Il no. di elementi cellulari fu 1.323.000±705.000/mg di midollo, corrispondente in media a 820.103±476.103 elementi/g p.c.
Calcolando pari a 1/20 del peso corporeo la massa totale di sangue, il no. degli elementi corpuscolari circolanti sarebbe stato di 13,54.1010±2.1010 eritrociti, 274.106±125.106leucociti, 25,2.109±14,3.109 piastrine. Il no. di eritrociti+granulociti circolanti risulta perciò di alcune centinaia di volte maggiore del no. degli elementi del midollo estratto dalle ossa lunghe.
Poiché il midollo totale pesa circa dieci volte più di quello delle ossa lunghe [2], e gli elementi della serie rossa e bianca rappresentano solo una parte della cellularità del midollo, se ne può concludere che per 20-40 eritrociti+granulociti circolanti vi è un elemento cellulare del midollo, e cifre perfettamente sovrapponibili a queste abbiamo trovato in animali normali controllo, ugualmente iniettati i.p. con soluzione etanolica 2%.
Il rapporto eritrociti+granulociti
circolanti/elementi del midollo tende ad aumentare col crescere del no.
delle iniezioni di melatonina, fino ad un massimo di 24 iniezioni, per
poi gradualmente declinare fino ai valori di partenza.
BIBLIOGRAFIA
[1] Di bella L. et alii – Boll. Soc. it. Biol. sper., 1969, 45, comunic. 171.
[2] Kelemen E. and A. Haddow – Physiopathology and therapy blood diseases. Pergamon Press, 1969, p. 11.
Estratto dal Vol. 69, 1972, fasc. 1″
3)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale
Vol. XLVIII, n. 20 bis – 31 ottobre 1972
I. Zini, Luigi Di Bella, M.T. Rossi, P. Sorgato
Effetti della
perfusione melatoninica sulla differenza artero-venosa del compartimento
cellulare del sangue circolante nei ratti splenectomizzati.
Ci siamo occupati altrove degli effetti della melatonina sul sangue circolante di ratti normali. Nel presente studio abbiamo seguito le differenze artero-venose dopo plenectomia, negli animali perfusi con Melatonina (μ1,09÷1,17/gr/h), sciolta in etanolo acquoso 2%, o con solo solvente. La splenectomia inverte in genere le differenze artero-venose del numero dei G.R., rilevate prima dell’intervento, e la per fusione con etanolo non modifica questo effetto, che può essere invertito o aumentato dalla melatonina.
La differenza veno-arteriosa del valore
ematocritico non viene invece modificata nei 3-4 gg che seguono la
splenectomia, e neanche dalla successiva infusione con soluzione di
melatonina o di solo solvente. La splenectomia non incide invece sulla
differenza veno-arteriosa dei G.B. nella maggior parte dei casi, così
come l’infusione di melatonina o del solo solvente. Altrettanto può
ripetersi per gli elementi non granulocitici.
Le piastrine in genere aumentano di
numero, tuttavia si riducono nel contempo di tanto le dimensioni da
rendere difficile o impossibile una conta esatta e l’accertamento di una
eventuale differenza veno-arteriosa; la melatonina sembra essere in
grado di far aumentare il tasso piastrinemico nel sangue arterioso, dopo
splenectomia, effetto non rilevato con etanolo.
4)
Arch. Fisiol., 1972, 69, pp. 129-130 Società Italiana di Fisiologia
Comunicazioni dei Soci al XXIII Congresso Nazionale Palermo, 27-30 settembre 1971.
I. Zini, L. Di Bella, M.T. Rossie L. Lancellotti (Istituto di Fisiologia umana, Cattedra di Fisiologia generale della Università di Modena).
Dinamica Megacariocitica e piastrinemia dopo trattamento con melatonina.
Poiché solo il sistema abenulo-epifisario, stimolato, pare sia in grado di far aumentare transitoriamente il tasso delle piastrine circolanti [1], mentre l’iniezione i.p. di melatonina, anche se ripetuta per lunghi periodi, non sembra in grado di modificare la piastrinemia, abbiamo ritenuto interessante studiare gli effetti della iniezione di melatonina sul sistema piastrinopoietico megacariocitario del midollo osseo.
A tale scopo, un frammento della mescolanza omogenea dei sei midolli ottenuti dagli omeri, femori e tibie di ratto, veniva strisciato su un vetrino pesato a meno di mg 0,005 prima e dopo lo striscio e la quantità di midollo secco strisciata, calcolata per differenza. Dopo colorazione pancromatica si contavano tutti i megacariociti dello striscio, e dal no. conteggiato si risaliva al no. presente in 1 mg di midollo fresco, attraverso il peso del midollo strisciato e la sua % di acqua.
Poiché la melatonina si iniettava i.p. in soluzione etanolica al 2%, si è dovuto saggiare in ratti controllo l’effetto della sola soluzione acquosa in etanolo, e i risultati sono stati posti a confronto con quelli di un 3° gruppo di ratti non trattati. Il no. di megacariociti è stato di 1235,7±455,8/mg nei ratti normali, di 1185±751,4/mg in quelli trattati con etanolo, di 973±830,7/mg nei ratti trattati con melatonina. Come si vede il trattamento subacuto e cronico i.p. con melatonina fa ridurre il no. dei megacariociti del midollo delle ossa lunghe, ma non significativamente.
La riduzione del no. dei megacariociti del midollo potrebbe farsi risalire ad un’accentuata piastrinopoiesi; poiché detta diminuzione non è significativa, né la melatonina riesce in tutti i casi a provocare l’aumento della attività piastrinopoietica dei megacariociti e/o agire sui meccanismi di immissione in circolo delle piastrine.
I dati da noi rilevati sembrano comunque indicare un’azione bifasica della melatonina; una prima fase, compresa entro i primi 20-30 giorni, durante la quale il no. dei megacariociti tende a calare, una seconda fase, nella quale probabilmente altri fattori a feed-back si possono sovrapporre alla azione della melatonina, mascherandone eventualmente gli effetti e nella quale i megacariociti tenderebbero a riportarsi ai valori normali. Non si è misurato il diametro dei megacariociti [2].
BIBLIOGRAFIA
[1] Di Bella L. et alii – Boll. Soc. it. Biol. sper., 1969, 45, comunic. 171.
[2] Harker L.A. – Formation and Destruction of Blood Cells. Lippincott, Phyladelphia, 1970, p. 173/segg.
5)
Arch. Fisiol., 1972, 69, pp. 75-76 Società italiana di Fisiologia – Comunicazioni dei Soci al XXIII Congresso Nazionale Palermo, 27-30 settembre 1971.
L. Di Bella, M.T. Rossi, L. Lancellotti e I. Zini (Istituto di Fisiologia umana, Cattedra di Fisiologia generale della Università di Modena).
Alcuni aspetti dei rapporti fra leucopoiesi e piastrinopoiesi.
Mentre la stimolazione delle abenule
comporta nel ratto un aumento transitorio delle piastrine in circolo, la
sola introduzione di elettrodi di stimolazione in diversi distretti
cortico-diencefalici del ratto si accompagna ad un aumento significativo
solo dei linfociti circolanti, che si attenua sensibilmente dopo la
stimolazione con onde quadre delle stesse aree.
Lo studio microscopico del midollo osseo di ratti, in condizioni diverse ci ha svelato frequente l’esistenza di grandi neutrofili dentro i megacariociti, fino in numero di 16 in qualche caso, reperto difficilmente interpretabile come fagocitosi; in diversi megacariociti d’altra parte si è creduto interpretare a favore di una origine endomegacariocitica dei neutrofili, alcune immagini.
Nello stesso senso depone la frequente vicinanza dei grandi neutrofili ai megacariociti del midollo normale, simile alla emperipolesi e alla peripolesi linfatica nella leucemia linfoide [1, pag. 151].
Parlano altresì a favore di particolari rapporti fra neutrofili e megacariociti: 1) l’invasione neutrofila dei megacarioblasti dopo trattamento col siero antipiastrinico [1, pag. 155], 2) il difetto simultaneo di membrana nell’Hb-uria notturna parossistica, negli eritrociti, nei grandi neutrofili e nelle piastrine [1, pag. 242], la cui membrana deriva da quella dei megacariociti [2, pag. 46 segg.]; 3) la possibile evoluzione della mielosi megacariocitica in leucemia cronica granulocitica e presenza del cromosoma Ph [3]; 4) la frequente associazione della trombocitemia con la leucocitosi granulocitica ed il satellismo delle piastrine verso i neutrofili [4, pag. 140].
Dopo iniezione lenta (µg 0,293/100 g/min) di melatonina nella v. cava inf. di ratti incannulati a permanenza non varia significativamente il tasso piastrinemico, mentre le variazioni possono essere sensibili dopo iniezione più rapida; anche in queste condizioni varia nel contempo il tasso dei neutrofili circolanti.
La melatonina sembra intervenire oltre che nei rapporti fra piastrinopoiesi e neutropoiesi, anche nella regolazione a feed back del tasso piastrinemico e possibilmente anche nella costituzione o nel meccanismo d’azione della trombopoietina {1, pag. 128 segg.]. BIBLIOGRAFIA
[1] Rebuck, Abraham and Short – In: Formation and destruction of blood cells. Lippincott, 1970.
[2] White – In:The circulating platelet. Acad. Press, 1971.
[3] Woodliff H.J. = Leukaemia cytogenetics. Lloyd-Luke, London, 1971.
[4] McDonald, Dodds and Cruickshank – Atlas of hematology, Livingstone 1970, 3a ed.
6)
Arch. Fisiol., 1972, 69, pp. 113-114
Società italiana di Fisiologia Comunicazioni dei Soci al XXIII Congresso Nazionale Palermo, 27-30 settembre 1971
M.T. Rossi, L. Lancellotti, I. Zini e L. Di Bella (Istituto di Fisiologia umana, Cattedra di Fisiologia generale della Università di Modena).
Ricerche di dinamica midollare nel Mus Rattus.
Poiché in precedenti ricerche [1] la
stimolazione con correnti quadrate dei nuclei abenulari nei ratti si era
dimostrata in grado di provocare un aumento transitorio, ma
significativo, del tasso delle piastrine circolanti, e poiché solo le
abenule e l’epifisi contengono la 5-0-metriltransferasi [2], si ritenne
non improbabile riferire alla melatonina le modificazioni piastrinemiche
rilevate.
La melatonina avrebbe dovuto verosimilmente agire sui megacariociti e/o sulle piastrine, contenenti entrambi il precursore serotoninico [3]. Risultava pertanto fondamentale uno studio del midollo osseo quale riferimento ad ulteriori ricerche; è quanto abbiamo fatto.
L’omero, il femore e la tibia dei due lati di una popolazione omogenea di ratti maschi sono stati prelevati da animali dissanguati in narcosi ed il midollo sgusciato e pesato complessivamente a fresco a meno di mg 0,005. Si sono scartati il radio, l’ulna e la fibula per le trascurabili quantità di midollo contenute. La % di acqua è stata di 71,37±4,83. La quantità totale media di midollo è stata di mg 0,615±0,218/g p.c.. Il peso relativo del midollo cresce però secondo una funzione curvilinea del p.c.; 1 mg di midollo contiene in media 1.280.000±271.000 elementi.
Poiché si poteva approssimativamente calcolare il no. totale di elementi circolanti dal loro no./mm3 e dal volume complessivo di sangue, posto pari a 1/20 del p.c., sarebbe stato anche possibile rapportare gli elementi circolanti a quelli del midollo; per 430÷830 eritrociti+granulociti circolanti si è trovato un solo elemento del midollo.
Poiché il midollo delle ossa lunghe rappresenta una frazione ca. 10% di tutto il midollo [4], il rapporto predetto avrebbe dovuto essere corrispondentemente ridotto. Se ne può concludere che a 20÷40 elementi circolanti della serie rossa e granulocitica, corrisponde un solo elemento del midollo, il quale perciò in fase acuta potrebbe modificare solo modestamente nei ratti il no. degli elementi circolanti delle due serie, tanto più che non tutti gli elementi costitutivi del midollo hanno uguale capacità proliferativa, né tutti appartengono alla serie rossa e granulocitica [4]. BIBLIOGRAFIA
[1] Di Bella L. et alii – Boll. Soc. it. Biol. sper., 1969, 45, fasc. 20 bis, comunic. n. 171.
[2] Axelrod et alii – J. biol. Chem., 1961, 236, 211.
[3] Marcus A.J. and Zucker M.B. – The physiology of blood platelets. Grune and Stratton, New York, 1965.
[4] Kelemen E. and A. Haddow – Physiopathology and therapy of human blood diseases. Pergamon Press, Oxford 1969, pag. 11.
7)
Luigi Di Bella
ORIENTAMENTI FISIOLOGICI NELLA TERAPIA DELLE EMOPATIE
dal “BULLETTINO DELLE SCIENZE MEDICHE”Organo della Società e Scuola Medica Chirurgica di BolognaAnno CXLV – Fasc. I – 1974.
I centri nervosi prendono parte decisiva alla regolazione della composizione chimica e cito-morfologica del sangue. Infatti:
1) La stimolazione delle abenule si
associa nei ratti ad aumento costante, significativo, ma transitorio del
tasso delle piastrine circolanti.
2) Perché si avveri questa variazione numerosi fattori debbono contemporaneamente e successivamente realizzarsi.
3) Le variazioni del tasso piastrinemico sono verosimilmente conseguenti dalla mobilitazione di Melatonina.
Le variazioni stesse sono
transitorie, per diversi meccanismi, general-mente a feed-back,
pertinenti alla regolazione automatica del tasso piastrinemico.
4) Un’azione diretta la melatonina
sembra esercitare sui megacariociti del midollo, che tendono a crescere
in un primo tempo, dopo trattamento sistematico per via parenterale dei
ratti.
5) Altri organi che sembrano giocare un ruolo determinante nella regolazione del tasso piastrinemico sono i polmoni.
La vagotomia uni- o bilaterale,
l’atropinizzazione o la ganglioplegizzazione degli animali, il
pneumotorace uni- o bilaterale, sembrano modificare decisamente la
funzione di regolazione che sul tasso piastrinemico esercita l’apparato
respiratorio.
6) Anche la milza e i rimanenti
organi splanici esplicano, con meccanismi in parte diversi, funzioni di
regolazione non solo sul tasso piastrinemico, ma anche su quello dei
linfo-monociti e dei granulociti circolanti.
7) Le piastrine sembrano interferire
sul tensioattivo alveolare, del quale riducono l’efficienza.
Quest’azione può venire in parte compensata dall’ipofase del lining
alveolare e dalle plasmaproteine.
8) Sembrano esercitare una funzione significativa sul tensioattivo anche i linfo-monociti in particolari condizioni.
9) Queste influenze sulla funzione
del polmone vengono svelate sia dalle curve P/V di inflazione e di
deflazione dei polmoni, come dalla determinazione dello «Stability
Ratio», col metodo di Pattle.
10) Nell’uomo la melatonina stimola
alla proliferazione gli elementi della serie mieloide, eritroide e
magacariocitica del midollo.
11) Eccellenti risultati di valore
terapeutico definitivo si sono ottenuti con la melatonina non solo in
diverse forme di trombocitopenie, accompagnate o meno da porpore, bensì
anche in alcuni stati trombocitopenici delle leucosi linfoidi.
12) La melatonina manifesta significativi effetti per os, già a dosi di pochi µg, ripetuti o meno nelle 24 ore.
Anche somministrata per via
intramuscolare o endovena la melatonina è ugualmente ben tollerata. A
piccole dosi per os, il colorito della cute diventa più marcatamente
roseo, per probabile maggior trasparenza dell’epidermide, mentre si
modificano le caratteristiche comportamentali con accentuazione della
motilità spontanea, diminuzione del senso di stanchezza, accentuazione
della percezione subbiettiva di benessere. L’iniezione e.v. troppo
rapida provoca sonnolenza ed un senso di stordimento.
13) Nelle mielosi arigenerative di
soggetti attempati il tasso piastrinemico stenta a risalire sotto
l’effetto della melatonina. Tuttavia pur con tassi di 25-30.000, od
anche più bassi, di piastrine, le petecchie e le suffusioni emorragiche
cutanee e mucose si presentano molto più raramente. Le piastrine d’altra
parte tendono ad assumere forma discoidale, ed a crescere di diametro.
Per queste ragioni, e per altre ancora, sembra che le interazioni fra
piastrine ed endotelio, relative soprattutto al trofismo di
quest’ultimo, siano orientate in senso decisamente favorevole dopo
somministrazione di melatonina.
14) Si discutono i probabili meccanismi d’azione della melatonina:
a) sulla piastrinopoiesi megacariocitica;
b) sul contenuto dei corpi densi in ATP delle piastrine circolanti;
c) sulle interazioni fra melatonina e trombostenina;
d) sulle somiglianze e differenze fra
l’azione della Vincristina e Vincaleucoblastina da una parte, e della
Melatonina dall’altra;
e) sulle possibili influenze della melatonina sull’α- e sul ß- MSH;
f) sulle interferenze centrali
diencefaliche, e periferiche, sui melanofori e sugli elementi staminali
dl sangue, e se ne traggono eventuali future deduzioni sopra
l’eziopatogenesi e la terapia di altre emopatie.
8)
Proceedings of the International Union of
the Physiological Sciences. Vol. XI. XXVI International Congress. New
Delhi, 1974. Abstracts of volunteer papers.
Luigi Di Bella, M.T. Rossi (Inst. of Human Physiology, University of Modena, Italy).
Nervous control of thrombocytopoiesis.
The electric stimulation (square waves,
50 Hz, 2-12 V, implanted electroides) of epithalamic habenular nuclei
induces a significant rise of bllod platelets, after a lag time of 24-32
hours. The blood platelets elevation lasts no longer than 72 hours, and
then declines to preceding values. No other district of rat brain,
equally stimulated, promotes a similar elevation of blood platelets.
Neither melatonin nor 5′-methionin-adenosine are able to mimic the
effects of habenular stimulation. Several factors may be responsible of
this effect diversity; the most important are:
1) the permeability of bone marrow to melatonin;
2) the reactivity of megacaryocites to melatonin;
3)the sequestration of blood platelets and leucocytes in the pulmunary capillary bed.
In many human subjects, both in good health and affected by
thrombocytopenia, melatonin by mouth may promote a temporary, but
significant rise of blood platelets. It is probable that other central
nervous or peripheral humoral mechanisms partecipate well to blood
leucocytes multiple equilibrium reactions.
9)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale. Vol. L, n. 20 bis – ottobre 1974.
I. Zini, P. Biral, M.T. Rossi, Luigi Di Bella, R. Ferrari (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia generale dell’Università di Modena)
Aspetti omeostatici della piastrinemia.
Il tasso piastrinemico tende a rimanere costante in condizioni fisiologiche, per cui la velocità di riproduzione deve essere uguale a quella di distruzione. Poiché molti elementi possono migrare nei tessuti e qui essere distrutti, o attraversare le mucose ed essere perduti con secreti ed i, la velocità di riproduzione deve essere tale da regolare anche queste perdite. Infine variazioni artificialmente indotte del tasso delle piastrine circolanti sono seguite entro breve tempo da variazioni che non solo annullano l’incremento o la caduta iniziali, ma possono addirittura sovracompensarli (“rebound thrombocytosis” post trombocitopenica). Questi rilievi suggeriscono l’esistenza di regolazione a feed-back della piastrinemia, forse tramite fattori umorali. Mentre CRADDOCK e Coll. hanno adoperato il plasma di animali resi trombocitopenici o trombocitosici, noi abbiamo saggiato l’effetto delle piastrine lisate. Si sono concentrate 2,09-2,164-3,5-16,85 x 109 piastrine/ml e se ne sono iniettate 0,8 ml, previa lisi delle piastrine ottenuta per alterno raffreddamento
(-30°C) e riscaldamento (+40°C), fino a non riscontrare più traccia di piastrine nella sospensione.
Si è poi rapportato il n° di piastrine
lisate iniettate al n° totale di piastrine possedute dal ratto
recettore, prima dell’iniezione e.v., calcolando pari a 1/20 del p.c. la
massa totale di sangue. Le quantità così iniettate variavano dal 15 al
203%; la determinazione della piastrinemia è stata ripetuta dopo
24-48-72-96 ore, con uguali modalità.
I risultati sono stati i seguenti: 1) Le
variazioni del tasso piastrinemico sono state di: -40,4±22,1;
-33,9±27,1; -9,8±33,4; +15,3±35,3, rispettivamente dopo 24-48-72-96 ore.
2) Le variazioni della piastrinemia dopo 24-48-72-96 ore dall’iniezione
sono state funzioni approssimativamente rettilinee del n° di piastrine
lisate iniettate. Questi risultati indicano che: a) un fattore
responsabile della regolazione a feed-back delle piastrine circolanti si
trova nelle piastrine stesse; b) tale fattore liberatosi dalla lisi
piastrinica può esercitare il suo effetto sia inibendo la
piastrinopoiesi megacariocitica, sia promuovendo la sequestrazione
tissutale delle piastrine; c) l’effetto complessivo è dose-dipendente e
tende ad esaurirsi già dopo 72 h, quando può essere mascherato da una
“rebound thrombocytosis”.
10)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale. Vol. L, n. 20 bis – ottobre 1974
R. Ferrari, I. Zini, Luigi Di Bella, M.T. Rossi, B. Piral (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Aspetti funzionali del fattore trombocitico regolatore del tasso piastrinemico
Il plasma umano normale (SPECTOR: Proc.
Soc. Exp. Biol. Med., 1961, 108, 146) e quello di soggetti
trombocitopenici (ABILDGAARD & SIMONE: Sem. Hemat., 1967, 4, 424;
SPECTOR, l.c.; ODELL e Coll. Proc. Soc. Exp Biol. Med., 1961, 108, 428;
DE GABRIELE & PENINGTON: Brit. J. Hematol., 1967, 13, 210; SCHULMAN e
Coll.: J. Pediatr., 1965, 66, 604) stimola la trombocitopoiesi (EVATT
& LEVIN: J. Clin. Invest., 1969, 481615; PENINGTON: Brit. Med. J.,
1970, 1, 606). Il fattore umorale è stato ritenuto essere una
glicoproteina (LINMAN & PIERRE: J. Lab. Clin. Med., 1963, 62, 374) o
altre plasmaproteine (ABILDGAARD & SIMONE, L.C.; EVATT e Coll.:
Blood. J. Hematol., 1972, 40, 926).
Nella precedente nota si è visto che il
lisato piastrinico si comporta come il plasma di soggetti o animali
trombocitotici. Per escludere l’eventuale presenza di plasmaproteine
abbiamo denaturato il lisato piastrinico per ebollizione a B.M. di acqua
per 30′ in provette con microrefrigerante a ricaduta e l’abbiamo
iniettato con modalità identiche a quelle seguite nell’iniezione di
lisato di piastrine. Il liquido, filtrato per filtri di pasta di vetro e
riportato al volume di 0,8 ml (corrispondenti a 7,11×109 piastrine/ml),
è stato iniettato e.v.
I risultati sono stati i seguenti:
1) In tutti gli animali (ratti) il tasso piastrinemico cala significativamente nelle prime 24 ore dopo l’iniezione.
2) Detto tasso prende ad aumentare in
seguito per riportarsi approssimativamente ai livelli di partenza dopo
72-96 ore dall’iniezione.
Il fattore piastrinico responsabile
dell’inibizione della trombocitopoiesi o dell’aumentata sequestrazione
tissutale delle piastrine non è evidentemente legato alle proteine né
plasmatiche né piastriniche, precipitabili col calore, e non è
evidentemente legato alle proteine nè plasmatiche nè piastriniche,
precipitabili col calore, e non è termolabile nelle condizioni predette.
Il plasma da solo può similmente abbassare il tasso piastrinemico, ma
non in tutti gli animali, nè per corrispondente entità, senza contare
che il suo effetto appare diverso nel tempo. Non è responsabile del
predetto andamento neanche l’esperimento in sè (trauma, narcosi,
stress), in quanto i ratti ugualmente trattati, ma non iniettati,
tendono a mostrare un abbassamento modesto del tasso piastrinemico. Si
può concludere perciò per la natura probabilmente aproteica del fattore
trombocitico a regolazione negativa del tasso piastrinemico.
11)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale. Vol. L, n. 20 bis – ottobre 1974
B. Biral, Luigi Di Bella, I. Zini, R. Ferrari, M.T. Rossi (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Intercorrelazione fra piastrinopoiesi ed eritropoiesi.
In numerose leucosi acute e nelle
ricadute, e quasi sempre nelle mielofibrosi, all’anemia si associa
trombocitopenia. Nelle remissioni invece si assiste ad aumento in
circolo e delle piastrine e degli eritrociti. HARKER & FINCH (J.
Clin. Invest., 1969, 48, 963) hanno osservato spesso trombocitosi in
pazienti anemici per emorragia o sideropenia. E trombocitosi si associa
in genere a poliglobulia dopo splenectomia. DE GABRIELE & PENINGTON
(Br. J. Hematol., 1967, 13, 210) rilevarono diminuzione della
piastrinemia nei ratti con iperglobulia per trasfusione di eritrociti o
permanenza in ipossia. L’eritropoietina al contrario non fa salire il
tasso piastrinemico. Nei conigli iniettati con eritropoietina umana o
salassati aumenta l’incorporazione di 75 Se-metionina nelle piastrine
(SHREINER & LEVIN: Ciba Found. Symp., 1973, 13, p. 229).
Nei topi ipossici l’aumento del valore
ematocritico si associa alla diminuzione delle piastrine circolanti e ad
aumento della loro massa. Evidentemente il numero delle piastrine non è
l’unico fattore da far intervenire nella correlazione con il tasso
degli eritrociti. L’età delle piastrine e un insieme di altre
caratteristiche contribuiscono a modificare la biologia delle piastrine
stesse. Se si considera anche il sequestro delle piastrine nella milza e
nel polmone, si ha modo di rendersi conto della contraddittorietà dei
vari reperti. In ratti sani, iniettati e.v. con lisato piastrinico
disciolto in 0,8 ml, corrispondente in quantità assoluta, a
1,68÷13,48×109 piastrine/ml, le variazioni medie del tasso eritrocitico
sono minime e rientrano nella norma, non presentando nei diversi giorni
nessuna significatività.
Il tasso piastrinemico invece varia
ampiamente (-40,59%, -33,86%, -9,78%, +15,29%, rispettivamente dopo
24-48-72-96 ore). Nè l’iniezione e.v. del lisato piastrinico denaturato
al calore, che pur provoca sul tasso di piastrine in circolo variazioni
simili a quelle riscontrate nei ratti trattati con lisato non
denaturato, nè l’iniezione di plasma omologo, nè l’esperimento in sè
modificano sostanzialmente nel tempo il tasso degli eritrociti
circolanti. Si può concludere che il n° degli eritrociti in circolo non è
nella stessa misura, nè nella stessa direzione, sempre ugualmente
influenzato dal tasso piastrinemico.
12)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale. Vol. L, n. 20 bis – ottobre 1974
M.T. Rossi, R. Ferrari, P. Biral, Luigi Di Bella, I. Zini (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Tasso leucocitario e trombopenia.
I leucociti esercitano numerose funzioni;
hanno citogenesi, attività, funzioni, regolazione dipendenti da molte
complesse correlazioni umorali e nervose, in parte correlate con quelle
delle piastrine. Nella leucosi mieloide cronica, all’aumento dei
granulociti circolanti e diminuzione relativa dei linfociti si
accompagna in genere piastrinosi. Viceversa nella forma acuta,
all’aumento delle forme immature si accompagna di norma diminuzione del
n° delle piastrine. Tutto ciò fa pensare all’esistenza di fattori comuni
alla fisiopatologia delle piastrine e dei leucociti. Per verificare
l’eventuale correlazione nei ratti iniettati e.v. con lisato di
piastrine corrispondente a 1,68×109 48×109 piastrine, abbiamo
determinato il n° dei leucociti nel sangue periferico (autocitometro) e
la formula leucocitaria. I risultati sono stati che le variazioni del
numero totale dei leucociti, dei linfociti o granulociti non sono state
significative e univoche dopo 24-48-72-96 ore. Le variazioni riscontrate
sono state indipendenti dalle dosi, tuttavia con le dosi più alte
(=13,48×109) i risultati si invertono: mentre infatti le variazioni del
tasso linfocitario rimangono sempre positive, quelle dei granulociti
diventano negative per le quantità più piccole di piastrine lisate,
fortemente positive invece per le quantità più grandi di piastrine
iniettate; cioè mentre le alte dosi di lisati piastrinici provocano
granulocitosi le piccole danno invece granulopenia. Uguale inversione
non si rileva per i linfociti. Il lisato piastrinico denaturato col
calore induce una granulocitosi tanto più accentuata quanto più tempo
passa dall’iniezione. L’andamento del fenomeno è molto più irregolare
dopo iniezione del lisato non denaturato. Le variazioni percentuali del
tasso dei Linfo+Monociti sono invece caratterizzate da numerose e
profonde irregolarità. Se ne può concludere che l’estratto
trombocitopenizzante termostabile di piastrine è ostacolato nel suo
effetto sul tasso dei granulociti circolanti da componenti (proteici)
termolabili e che il suo effetto non si estende al tasso dei
Linfo+Monociti circolanti. Ultima caratteristica dell’estratto è quella
di non essere dose-dipendente.
13)
Boll. Sibs Vol. L, n. 20 bis
Luigi Di Bella, M.T.
Rossi, R. Ferrari, P. Biral, I. Zini (Istituto di Fisiologia Umana,
Cattedra di Fisiologia Generale Università di Modena)
Alcuni aspetti del midollo dopo trattamento con il principio trombocitopenizzante piastrinico.
La trombocitosi post-transfusionale si
tramuta al 5°-6° giorno in una “rebound thrombocytopenia” (ODELL e
Coll.: Acta Haematol. , 1967, 38, 34; EVATT & LEVIN: J. Clin.
Invest., 1969, 48, 1615), considerata espressione di ridotta
piastrinopoiesi in quanto cala l’incorporazione nelle piastrine di
75Se-metionina e di Na235SO4 (SHREINER & LEVIN: J.Clin. Invest.,
1970, 49, 1709; HARKER: Am. J. Physiol., 1970, 218, 1376). I
megacariociti del midollo sono numerosi e più piccoli e i nuclei meno
lobulati, soprattutto al 4° giorno della trombocitosi. Nel midollo di
ratti normali iniettati e.v. con lisati piastrinici (l.p.) (v. note
precedenti) abbiamo visto dopo 96 ore dall’iniezione singola: 1) che la
serie eritroide (E) rappresenta in media il 13,28±7,805% di tutta la
popolazione cellulare; che la stessa serie (E) è stata di 10,29±5,815%
nei ratti iniettati e.v. con lisati piastrinici denaturati con il
calore; di 13,106±3,441% nei ratti iniettati e.v. con plasma; e infine
di 7,071±5,512% negli sham-operated.
Il lisato di piastrine non sembra quindi
modificare significativamente dopo 96 ore dalla iniezione endovena la
quota relativa della popolazione eritroide nel midollo. 2) I granulociti
(Gr) hanno rappresentato il 23,215±7,825% nei ratti iniettati con l.p.;
19,419±6,816% nei ratti iniettati con l.p. denaturato; 18,512±4,915%
nei ratti iniettati con plasma; 19,829±5,910% nei ratti sham-operated.
Neanche sui granulociti maturi il l.p. ha manifestato effetti
significativi. 3) Il rapporto E/Gr è stato di: 0,682±0,68 nei ratti
iniettati con l.p.: 0,570±0,309 nei ratti iniettati con l.p. denaturato;
0,736±0,221% nei ratti iniettati con plasma; 0,379±0,235 nei sham
operated. L’unica differenza significativa tra i predetti rapporti è
quella fra i ratti iniettati con plasma e gli
sham-operated sham-operated (0,001
14)
BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI BIOLOGIA SPERIMENTALE
Vol. LI, N. 18 bis – 30 Ottobre 1975
R. Coronati, Luigi Di Bella, G. Scalera, M.T. Rossi e G. Tarozzi (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Contributo alla natura delle interazioni tra nucleotidi e aril-amine nella fisiologia delle piastrine.
La serotonina del sangue è contenuta
tutta nelle piastrine (BRACCO e CURTI, Experientia, 1954, 10, 71),
soprattutto nei corpi densi (DA PADRA e Coll., Nature, 1967, 216, 1325),
che si dissolvono dopo trattamento con reserpina o tiramina, e si
riformano dopo incubazione con 5-HT (WHITE: in SHIRLEY A. JOHNSON: The
circulating platelets, 1971, Ac. Press, N.Y.; SOLATUNTURI e PAASANEN:
Am. Med. Exp. Biol. Fenn., 1966 Suppl. 14, 427; BAK e Coll., Life Sci.,
1967, 6, 1133). Oltre alla 5-HT i corpi densi contengono adenina,
guanina, uridina, i corrispondenti nucleotidi e ATP (GOEZ e Coll.: J.
Pharmacol. exp. Ther., 1971, 178, 210). Dopo la dimostrazione
dell’effetto trombocitosico della stimolazione delle abenule (DI BELLA e
Coll., Boll. SIBS, 1969, 45, 171), degli effetti della melatonina (MLT)
in soggetti umani sani e malati (DI BELLA e ROSSI, Proc. XXVI Internat.
Congress Physiol. Sci., 1974, 11) e della presenza di MLT nelle
piastrine circolanti (DI BELLA e ROSSI L.C.) il problema si spostava
dalla 5-HT alla MLT. Secondo DA PRADA e Coll. (CAEN: Platelets
aggregation, 1971, Masson Paris) la 5-HT forma complessi coi nucleotidi.
Noi abbiamo visto: 1) che l’adenosina accresce molto la solubilità in
acqua della MLT; 2) che nè l’adenina, nè l’adenosina, nè l’AMP
modificano il massimo di assorbimento nell’UV (278 nm) della MLT in
etanolo assoluto; 3) che una miscela isomolecolare di MLT e adenosina in
alcool, presenta uno spettro i.r. allo stato solido in pastiglie di KBr
che riproduce quello della MLT, mentre scompare quasi quello
dell’adenosina. Le interazioni fra MLT e adenosina si svolgono forse
tramite legami di H con l’Nh2 dell’adenina e con un OH del riboso
(PRIMENTAL e McCALLAN: The hydrogen bond. 1960, S. Francisco, Freeman
& Co.). Perchè si svolgano nei corpi densi legami dello stesso tipo
l’acqua dovrebbe essere sostituita da mezzi disperdenti meno polari,
come fosfolipidi, che darebbero appunto le strutture lamellari
constatate da BULL (Blood, 1966, 28, 901) nei corpi densi.
15)
N. Battistini, M.T. Rossi, G. Scalera, Luigi Di Bella, F. Ciccolo (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena).
Numero di elementi e di megacariociti del midollo osseo di ratto.
Alla questione se nell’organismo vi è “il
midollo osseo” FLIEDNER and CALVO (in BÜCHNER: Handb. d. allg. Pathol.,
1969, 2, 381) si limitano a rilevare che il midollo è “verteilt” in
tutte le ossa, che sembra funzionare come organo omogeneo, che la
ripartizione è diversa nei soggetti giovani o attempati nelle epifisi
distali e in quelle prossimali. Noi abbiamo contato il n° totale di
elementi e quello dei megacariociti nel midollo di omeri, femori, tibie
di ratti normali da gr. 320 a 467 trovando i seguenti valori:
Le differenze nel numero di elementi sono
significative solo fra le diafisi e l’epifisi distale di tibia (0.001 P
0.01), e fra le estremità prossimale e distale (P 0.001); le differenze
nel numero di megacariociti sono significative solo fra l’estremità
prossimale e la diafisi (0.01 p 0.05) e fra la diafasi e l’epifisi
distale dell’omero (0.01 P 0.05).
Il peso medio del midollo del femore in
31 ratti è stato trovato in media di mg. 102.13; 3.6 e 1.5 volte più
grande di quello medio dell’omero e della tibia (mg. 27.92 e 65.62).
Sembra cioè che tanto più è cospicuo il volume del midollo nella cavità
di un osso tanto meno specializzata è la funzione delle sue parti
costitutive.
Il midollo delle vertebre, ottenuto per
spremitura, ha dato risultati molto discordi: da 257000 a 5008000/mm3
per gli elementi; da 0 a 18000/mm3 per i megacariociti. Le cifre più
basse quasi certamente dipendono dalle troppo piccole quantità di
midollo prelevato.
Senza smentire la veduta che il midollo sia un tessuto sistemico
omogeneo, isoreattivo, queste ricerche suggeriscono tuttavia una
relativa tendenza ad una subspecializzazione.
16)
Vol. LI, N. 18 bis – 30 Ottobre 1975
M.T. Rossi, G. Scalera, Luigi Di Bella, N. Battistini, G. Tarozzi (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Volume e impacchettamento cellulare del midollo osseo.
È materialmente impossibile estrarre
quantitativamente il midollo dalle ossa piatte, per tale ragione
soprattutto ci siamo rivolti al midollo contenuto in quantità misurabile
nelle cavità dell’omero, femore e tibia. Il peso di tutto il midollo
estratto è stato determinato su 36 ratti di una popolazione omogenea;
esso è oscillato da 82 a 385 mg., e in media è stato di mg.
195.09±51.39. Esso tende ad aumentare col progredire del peso corporeo.
I pesi medi del midollo degli omeri, dei
femori e delle tibie sono stati di mg. 27.66±9.40; mg. 102.3±29.33;
65.73±20.46 rispettivamente. Se la correlazione fra il peso del midollo e
quello corporeo è di natura rettilinea, le rette relative hanno
coefficenti di correlazione decrescenti da r=0.51 (midollo totale), a
r=0.47 (femore), r=0.38 (tibia), r=0.09 (omero). Gli elevati valori
della s.d. e i bassi valori del coefficente di correlazione per l’omero
dipendono indubbiamente soprattutto dalle più vaste ripercussioni sui
piccoli pesi, dei minimi difetti di estrazione del midollo di
quest’osso.
Non può tuttavia con certezza escludersi
che si possa anche trattare di un diverso grado di impacchettamento
degli elementi cellulari. In preparati di midollo di ratto, fissati in
Zenker-formolo, inclusi in celloidina e paraffina e colorati col liquido
di Giemsa, abbiamo misurato col planimetro lo spazio intercellulare;
esso poteva raggiungere il 67%.
Se il midollo veniva centrifugato a 20000
rpm (=48200 g) per 40 min., a 0° C, il sopranatante, che avrebbe dovuto
verisimilmente corrispondere allo spazio intercellulare, misurava un
volume compreso fra 4.64 e 12.10% ed in media di 9.51±2.42%.
La sensibile differenza con i due metodi
deve probabilmenre ricondursi alla retrazione delle cellule per la
fissazione e successiva inclusione. La diversità dei coefficienti di
correlazione non depone decisamente a favore di una diversità dei 3
midolli a meno che gli aspetti funzionali non prescindano, come
probabile, dal peso del midollo; assume invece un carattere di relativa
costanza l’alto grado di impacchettamento del midollo.
17)
Vol. LI, N. 18 bis – 30 Ottobre 1975
Luigi. Di Bella, G.
Scalera, N. Battistini, R. Coronati e M.T. Rossi (Istituto di Fisiologia
Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Influenza della componente cellulare di midollo sopra la pressione osmotica del liquido intercellulare.
La più alta pressione osmotica (p.o.) del
liquido intercellulare di midollo avrebbe potuto dipendere o dagli
scambi emotissutali, o dagli elementi del midollo, o da entrambi. Per
stabilirne la causa abbiamo anzitutto seguito l’andamento nel tempo
della p.o. del sopranatante del centrifugato del midollo di omero,
femore e tibia: essa non muta neanche dopo 12 h di permanenza a
temperatura ordinaria.
La p.o. del midollo intero (non
centrifugato) di omero e di tibia invece cresce secondo una funzione
rettilinea del tempo a temperatura ordinaria, per cui ogni 10 min. la
p.o. cresce di circa 7milliosmoli (m.o.). Questi dati dimostrano che
l’alta p.o. del midollo esprime più una attività propria degli elementi
cellulari, che un particolare aspetto degli scambi emotissutali.
È probabile che alla temp. propria del
“core” di un mammifero, la p.o. del liquido interstiziale di midollo sia
costantemente più alta di quella del sangue, di circa 400 m.o. e che
se, per ragioni molteplici, la p.o. venisse alterata, essa ritornerebbe
tanto più tardi ai valori di partenza quanto più bassa sarebbe frattanto
la temp. del midollo, e viceversa.
Se sono gli elementi cellulari a dominare
la p.o. del liquido interstiziale del midollo, dovrebbe allora esservi
una correlazione tra la cellularità del midollo e la sua p.o. Detta
correlazione esiste, ad es., per il midollo di omero, la cui retta di
regressione fa prevedere un aumento di 1×106 elementi cellulari per ogni
64 m.o. di diminuzione della p.o. Le stesse rette di regressione hanno
coefficenti di correlazione di 0.07 per il femore e la tibia.
È perciò probabile che fattori multipli
intervengano nella regolazione della p.o., e che di altre attività del
midollo, a seconda della dominanza dei vari fattori (probabilmente
diversa per intensità nei vari midolli), ne siano mascherate alcune e ne
emergano altre.
18)
Vol. LI, N. 18 bis – 30 Ottobre 1975
Luigi Di Bella, N. Battistini, R.
Coronati, M.T. Rossi e G. Scalera (Istituto di Fisiologia Umana,
Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Sulla pressione osmotica del midollo osseo.
Sospendendo midollo fresco in soluzioni
isotoniche di sostanze diverse (glucosio, NaCl, urea, ecc.), il
citoplasma tende a ridursi come se il liquido fosse ipertonico. Ciò
indurrebbe a pensare che il mezzo nel quale gli stessi elementi vivono e
si riproducono nel midollo abbia normalmente una pressione osmotica
(p.o.) diversa da quella del sangue, evenienza effettiva,
particolarmente nel rene (WIRZ, HARGITAY, KUHN: Helvet. Physiol.
Pharmacol. Acta, 1951, 9, 196). La p.o. del sangue fresco, a 22-23° C, è
stata trovata in 9 ratti di peso corporeo di gr. 407±100, pari a
milliosmoli (m.o.) 276.2±11.3, mentre in 46 ratti, dopo qualche tempo
dal prelievo in recipienti fortemente eparinizzati, è stata trovata di
343.2±43.2 m.o.
Nei midolli dei 9 ratti della prima serie
le p.o. trovate sono state: per l’omero 451.54±32.9; per la tibia
436.2±31.2; per il femore 399.9±44.7; cioè: 1) la p.o. del midollo osseo
è più alta di quella del sangue; 2) essa è tanto più alta quanto più
piccola è la massa di midollo contenuta nell’osso.
Infatti nel midollo dell’omero è più alta che nella tibia (P<0.001), e in questa più alta che nel femore (0.05
Il liquido intercellulare ha perciò una
p.o. dello stesso ordine di grandezza di quella del midollo totale, e
superiore a quella del sangue circolante.
19)
Archivio Italiano di Fisiologia (in sta, 98)
(CONGRESSO SOCIETÀ ITALIANA DI FISIOLOGIA – Firenze, 28-29 maggio 1976)
M.T. Rossi, G.P. Biral, Luigi Di Bella, R. Ferrari, I. Zini
(Istituto di Fisiologia, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Studio di alcuni fattori del ricambio piastrinemico.
Dopo deplezione acuta delle piastrine
circolanti il tasso piastrinemico riprende spontaneamente a salire
(“rebound thrombocytosis”) prima, a calare dopo (“rebound
thrombocytopenia”), per cui si pensa esista un meccanismo di controllo
umorale della piastrinopeisi.
Nei ratti esiste una differenza costante
tra il tasso delle piastrine nel cangue arterioso e quello del sangue
venoso che può oscillare da +11,47±7,8 a -16,6±11,76 ed è in media di
-3,5±17. Un’ora dopo l’iniezione e.v. di 1 ml di soluzione fisiologica
salina la differenza veno-arteriosa è di -38,6±28,7, significativamente
più negativa rispetto agli animali controllo (P<0,001 per 45 G.L.).
Dopo trasfusione di sospensioni piastriniche in soluzione salina, la
differenza veno-arteriosa è di 0,38±17,08 (P=0,01).
Sembra che la diluizione del plasma con
soluzione fisiologica salina promuova la liberazione/o la produzione nei
tessuti di piastrine, fenomeni controbilanciati dall’iniezione e.v. di
piastrine omologhe. Iniettanto e.v. plasma omologo, la differenza
veno-arteriosa di piastrine è di +3,7±4,4: il comportamento del tasso
piastrinemico è perciò significativamente (P<0,05) influenzato dal
protidoplasma, che tende a far ridurre il ricambio di piastrine. Le
piastrine omologhe trasfuse sono cedute (-) o trattenute (+) dal
polmone secondo una funzione rettilinea della quantità totale di
piastrine iniettate. La funzione ha coefficiente di correlazione alto
(r=0,95) per il plasma ricco di piastrine, molto basso (r=0,27) per la
sospensione di piastrine in soluzione fisiologica.
Si può concludere che: 1) le piastrine
possono essere trattenute o liberate nei tessuti; 2) la soluzione
fisiologica salina tende a rendere negativa la differenza
veno-arteriosa; 3) questa tendenza può essere acutamente
controbilanciata dalla trasfusione simultanea di sospensione di
piastrine; 4) le proteine plasmatiche si oppongono efficaciemente
all’eventuale fissazione delle piastrine nei tessuti.
20)
Archivio Italiano di Fisiologia (in sta, 98)
Luigi Di Bella, G. Scalera, M.T. Rossi e L. Gualano
(Istituto di Fisiologia Umana dell’Università di Modena)
Variazioni del 2,3-DPG eritrocitario dopo trattamento acuto con 5-metossi-n-acetil-triptamina (melatonina).
Dopo la scoperta del 2,3-DPG e delle sue
ripercussioni sulla pO2 necessaria per avere il 50% di ossigenazione
dell’Hb (P50) [1, 2], l’interesse si è spostato anche verso lo studio
dei rapporti tra modificazioni della struttura dell’Hb da una parte e
contenuto in 2,3-DPG degli eritrociti dall’altra [3, 4, 5, 6, 7, 8, 9,
10, 11].
Avendo noi rilevato da tempo che la
somministrazione, a pazienti talassemici, di
5-metossi-N-acetil-triptamina (MLT) induce un miglioramento sensibile, e
a volte drammatico, delle condizioni di ossigenazione e
sanguificazione, abbiamo ritenuto utile indagare se l’effetto rilevato
non fosse eventualmente riportabile ad aumento del tasso eritrocitario
del 2,3-DPG.
La determinazione del 2,3-DPG è stata
fatta col metodo di LOWRY e Coll. [12], modificato, adoperando lo
spettrofotometro Beckman DK-2A. I ratti erano di razza Wistar, maschi,
del peso medio di gr. 311,9±40,8, in narcosi da Na-pentobarbital (mg
60/kg i.p.); essi furono iniettati nella giugulare esterna con soluzione
acquosa di MLT nella misura di 1 mg/kg. La soluzione era stata resa
isotonica con aggiunta di urea; come ratti confronto furono adoperati
quelli iniettati con soluzione di sola urea ugualmente concentrata e
nella stessa quantità. Il sangue veniva prelevato dalla carotide con
siringa siliconata ed eparinizzata, prima dell’iniezione di MLT, e dopo
60 e 150 minuti. Nei singoli prelievi si determinavano: globuli rossi;
formula leucocitaria; Hb; ematocrito (Hcr); 2,3-DPG. Dopo l’ultimo
prelievo gli animali venivano dissanguati; veniva prelevato il midollo
dal femore e dalla tibia, che veniva strisciato, colorato e letto per
ottenere il mielogramma. I risultati sono riportati nella Tabella 1.
Come era prevedibile, sia il tasso di Hb, che il numero di globuli rossi in conseguenza del dissanguamento parziale, sono calati sia negli animali non iniettati che in quelli trattati con MLT. È calato anche l’Hcr, mentre l’MCV ha mostrato tendenza a salire nei due gruppi di ratti. Il 2,3-DPG, riferito allo stesso volume di sangue, è calato nei due gruppi di ratti, e, in quelli trattati con MLT, significativamente più, (0.025
Il libro scritto dal Dr. Giuseppe Di Bella
Il 2,3-DPG riferito all’MCV è calato sia nei ratti trattati che in
quelli non trattati con MLT, nei primi più che nei secondi dopo 150 min
(0.025
La percentuale dei linfociti nel sangue
periferico è calata significativamente nei 2 gruppi di ratti fino a 60
min dall’inizio; solo nei ratti trattati con MLT però la diminuzione ha
continuato fino alla fine; modificazioni opposte hanno mostrato i
granulociti. Gli elementi della linea mieloide sono cresciuti
relativamente nel midollo da 46.65±4.36 a 49.86±6.34% negli animali non
trattati (0.05
Concludendo: il trattamento con MLT
sembra far calare significativamente rispetto agli animali controllo il
contenuto in 2,3-DPG riferito ad 1 globulo rosso. Tale diminuzione è
probabilmente in rapporto con la diminuzione dell’MCV, che si avvera
soltanto nei ratti trattati con MLT verso la fine dell’esperimento. È
probabilmente agendo sul metabolismo dell’acqua dell’eritrocita e sulla
mobilitazione dai depositi di eritrociti, che agisce acutamente la MLT.
Il trattamento cronico contribuisce verosimilmente a spostare anche le
varie componenti del mielogramma, promuovendo validamente
l’eritropoiesi.
BIBLIOGRAFIA
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21)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LII, N.18 bis – 30 ottobre 1976
Luigi Di Bella, M.
Bucciarelli, U.M. Pagnoni, G. Scalera e M.T. Rossi (Istituto di Chimica
Organica Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Formazione di complessi tra melatonina (mlt) e basi puriniche e pirimidiniche.
Dopo la scoperta della serotonina nelle
piastrine (BRACCO e CURTI EXPERIENTIA, 1954, 10, 71), e la dimostrazione
che la sostanza non è ivi formata ma solo trasportata e assunta
elettivamente, BORN, INGRAM & STAVEY (Brit. J. Pharmacol.
Chemother., 1958, 13, 62) ne dimostrarono rapporti molecolari con ATP, e
BAKER, BLASCHKO & BORN (J. Physiol., London, 1959, 149, 55P) la
presenza nei granuli, isolati in forma pura DA PRADA e Coll. (Nature,
1967, 216, 1315).
La formazione di tali complessi è stata
studiata recentemente “in vitro” attraverso NMR, misurando la variazione
dei “chemical shifts” dei protoni delle basi azotate dopo l’aggiunta di
serotonina e derivati (HELENE e Coll.: Biochemistry, 1971), 10, 3802;
Dimicoli e Coll.: Biochemie, 1971, 53, 331; Idem: J. Am. Chem. Soc.,
1973, 95, 1036; WANG & LI: J. Am. Chem. Soc., 1968, 90, 5069).
La formazione di tali complessi è stata
studiata “in vitro” attraverso misure di NMR e i risultati indicano che,
in presenza di un eccesso di nucleotidi o nucleosidi, la serotonina può
sostituire le basi azotate negli aggregati; le costanti di associazione
dei complessi tra purine e derivati indolici sono dello stesso ordine
di grandezza. Noi abbiamo studiato la formazione di complessi fra
guanosina, adenosina, uridina e citidina da una parte e MLT dall’altra.
A causa della scarsa solulibilà della MLT
abbiamo operato in forte eccesso di nucleoside. Le variazioni più
significative dei “chemical shifts” sono state rilevate operando in Dol
1N, con concentrazioni 0.25M in base azotata e 0.01M in MLT. Esse
risultano di entità inferiore a quelle riportate per gli altri derivati
indolici probabilmente per la minore quantità relativa in MLT.
È tuttavia da rilevare che tali
variazioni sono senz’altro sufficientemente significative nell’indicare
una associazione MLT – nucleoside. In particolare nel caso
dell’adenosina le variazioni dei “chemical shifts” sono a campi più
bassi, indicando probabilmente aggregati a legami d’idrogeno (HELENE e
Coll.: Biochim. Biophys. Acta, 1971, 254, 349), nel caso invece di
guanosina, citidina e uridina le variazioni dei “chemical shifts”
risultano verso campi più alti, potendo significare una aggregazione
tipo “stacks”.
22)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LII, N.18 bis – 30 ottobre 1976
G. Scalera, Luigi Di Bella, M.T. Rossi, L. Gualano e F. Vaccari (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale, Università di Modena)
Effetto dell’elettroforesi “in vivo” sul mielogramma di ratto.
Nel ratto in narcosi nembutalica si sono
scoperte le due epifisi del corpo dei due femori, si sono forate con
fresa sferica, e nei due fori si sono introdotti elettrodi di Ag/AgCl. I
due elettrodi erano distanti 21.5-25 mm con anodo prossimale-catodo
distale in uno, e anodo distale-catodo prossimale nell’altro.
La corrente continua si faceva passare
per 180 minuti alla tensione di 80 mV e l’intensità di circa 0,5 µA.
Tensione e corrente venivano registrate su poligrafo Sanborn mod. 150.
La resistenza era di circa 36×104 Ohms e poteva variare entro modesti
limiti. Alla fine dell’esperimento l’animale veniva dissanguato e col
midollo delle estremità prossimale e distale del femore, nonchè con
quello diafisario si allestivano gli strisci. I mastociti tendono a
rarefarsi nella diafisi e ad addensarsi alle epifisi, verso l’anodo più
che verso il catodo.
Si può avere in qualche caso una discreta significatività fra la densità all’anodo rispetto quella al catodo (0.10
Per gli elementi della serie monocitica,
plasmocitica e megacariocita non si sono mai ottenuti risultati univoci.
Gli elementi della serie eritroide hanno tendenza alla rarefazione
verso il catodo. Il rapporto Miel/Er in alcune serie può raggiungere
valori di P<0.001. È diverso perciò il comportamento dei vari
elementi mantenuti in ambiente naturale e sottoposti a un campo
elettrico.
23)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LII, N.18 bis – 30 ottobre 1976
G. Scalera, Luigi Di Bella, M.T. Rossi e L. Gualano (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale, Università di Modena).
Effetto della melatonina (MLT) sopra il 2,3-DPG degli eritrociti circolanti di ratto.
Dati gli effetti favorevoli
sull’ossigenazione del sangue e dei tessuti dopo trattamento con
melatonina (MLT), abbiamo indagato se cresceva nei globuli rossi il
tasso di 2,3-DPG. Ratti di gr. 312±41 in narcosi nembutalica sono stati
iniettati con MLT e.v. (mg. 1/Kg), ed il 2,3-DPG degli eritrociti
determinato col metodo di LOWRIE e Coll. (J. Biol. Chem. 1964, 239, 18)
dopo 60 e 150 minuti dall’iniezione. Il 2,3-DPG (µmoli/ml sangue) è
passato da 3.991±0.477 a 3.830±0.703 dopo 60 minuti a 3.183±0.809 dopo
150 min.
Negli animali controllo si è rilevata una
corrispondente diminuzione da 3.805±0.163 a 3.542±0.184 dopo 60 minuti a
3.305±0.208 dopo 150 minuti. Le variazioni rilevate non sono
significative per cui occorre concludere che la quantità di MLT non è
stata sufficiente, o necessita di un tempo più lungo per agire o agisce
diversamente.
Se il contenuto in 2,3-DPG si riferisce a
1 globulo rosso, tende a calare dopo trattamento con MLT. La differenza
ha una modesta significatività dopo 60 min., buona dopo 150 minuti
(0.01
La diminuzione del 2,3-DPG dopo 150
minuti dal trattamento con MLT potrebbe spiegare o contribuire a
spiegare la maggiore ossigenazione rilevata nell’uomo dopo il
trattamento stesso.
24)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LII, N.18 bis – 30 ottobre 1976
Luigi Di Bella, M.T. Rossi, L. Gualano, G. Scalera (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Ulteriore contributo al
meccanismo di produzione delle variazioni del 2,3-DPG intraeritrocitario
dopo trattamento con melatonina (MLT).
L’esochinase e la piruvatochinase sono
inibite da un aumento della concentrazione del 2,3-DPG, per cui sono
ridotti il consumo di glucoso e la produzione di lattato.
D’altra parte l’aumento del 2,3-DPG fa
abbassare il pH intracellulare, e la glicolisi nella misura del 50%,
essendo la membrana cellulare impermeabile all’anione del 2,3-DPG.
Poichè il consumo del glucoso viene
accelerato, e quello del lattato cresce del 20-30% quando gli eritrociti
calano di volume del 30%, intanto che aumenta la concentrazione di ATP e
di fosfati inorganici, ma non di 2,3-DPG, abbiamo cercato eventuali
variazioni di volume degli eritrociti negli animali trattati con MLT. Il
MCV è passato da 54,68±1,18 (prima), a 56,48±0,98, dopo 60 min., a
53,03±0,24 dopo 150 min. negli animali trattati con MLT; da 58,36±0,63, a
60,87±1,09 dopo 60 min., a 61,28±0,48 dopo 150 min. nei controlli.
Le variazioni sono state significative
dopo 150 min. nei ratti controllo, negli animali iniettati con MLT, ma
non tra animali trattati e quelli controllo. Il contenuto in 2,3-DPG
riferito al MCV è stato di 75,471±17,952 prima, di 71,373±18,105 dopo 60
min. e di 60,237±15,996 dopo 150 min. negli animali trattati con MLT;
di 65,528±4,170 prima, di 59,739±11,968 dopo 60 min. e di 54,352±7,5
dopo 150 min. nei controlli.
La variazione dopo 150 min. è
significativa sia nei ratti trattati con MLT che in quelli controllo ma
non tra i trattati e quelli controllo. Riferito alla quantità di Hb, il
2,3-DPG si è mantenuto in rapporti molecolari superiori a 1 in tutti i
ratti e nessuna differenza è stata significativa. Si può concludere che
la MLT induce variazioni significative soltanto nel contenuto in DPG per
G.R., indipendentemente dal MCV, e dalla concentrazione in Hb.
25)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LII, N.18 bis – 30 ottobre 1976
Luigi Di Bella M.T. Rossi, G. Scalera e G. Tarozzi (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale, Università di Modena)
Rilievi fisiologici ed effetti della melatonina (MLT) sulle talassemie.
Da circa 2 anni abbiamo in corso una
vasta sperimentazione in tutta la penisola sulle forme di Talassemia
major e minor nei confronti della reazione subbiettiva, obbiettiva e
laboratoristica alla somministrazione di MLT.
La quantità somministrata è stata di 1-2
mg/die generalmente a digiuno, e i risultati sono stati relativamente
costanti e in alcuni casi affatto brillanti.
Colpiscono obbiettivamente: 1) il
cambiamento del colore da giallo pallido a roseo della cute e delle
mucose visibili; 2) l’aumento della vivacità; 3) la scomparsa
dell’astenia; 4) la scomparsa della facile dispnea da sforzo.
Dal punto di vista obbiettivo i
miglioramenti si possono documentare con:a) un aumento dell’intervallo
tra una trasfusione e l’altra, uguale rimanendo la quantità di sangue
trasfuso ogni volta e i criteri ispiratori della trasfuzione (tasso
emoglobinico inferiore a g. 7%; n° di eritrociti inferiore a 3
milioni/mm3; valore ematocritico inferiore a 24); b) i più elevati
valori di Hb, di N° di globuli rossi, di valore ematocritico a riscontro
periodico.
In qualche caso di Talassemia major
splenctomizzato si è arrivati addirittura alla sospensione delle
trasfusioni da un periodo che dura ormai da circa 2 anni. Non sappiamo
ancora come agisce la MLT; possiamo precisare già alcuni aspetti della
sua azione. Aumenta infatti notevolmente e significativamente il tasso
dei reticolociti, e a volte compare in circolo qualche eritroblasto
policromatofilo. Aumenta anche generalmente il tasso piastrinemico ed il
numero dei leucociti circolanti, che in un caso, dopo circa un mese
dall’inizio della cura intensa, aveva raggiunto e superato i 90mila
elementi/mm3 salvo a regredire poco dopo.
In alcuni casi si ha l’impressione che
l’effetto sia relativamente fugace, in quanto sembra potersi notare una
certa azione di rimbalzo verso i valori bassi iniziali. È inutile dire
che qualora l’ipossia anemica sia responsabile del rallentato sviluppo
psichico e somatico, che l’uno e l’altro traggono notevole giovamento
dalla somministrazione di MLT.
26)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LII, N.18 bis – 30 ottobre 1976
M.T. Rossi, G. Scalera, Luigi Di Bella (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Azione mielotropa della melatonina (MLT).
L’azione favorevole nella talassemia
della MLT non appare giustificata nè dalle variazioni del 2,3-DPG
eritrocitario nè da altre modificazioni del sangue periferico.
Abbiamo perciò studiato i mielogrammi
dopo 150 min. dall’iniezione endovena di melatonina nel ratto. Le
letture venivano eseguite in campi randomizzati e le percentuali
calcolate su almeno 700 elementi per striscio. Gli elementi della serie
mieloide dal 46,65±4,36 dopo MLT sono passati al 49,86±6,34 nei ratti
controllo; la differenza è significativa (0,05
Gli elementi della serie eritroide sono
passati dal 23,24±5,88 dopo MLT al 24,94±2,79 nei controlli; la
differenza non è significativa (0,20
Neanche i megacariociti subiscono
variazioni significative. La serie linfoide cala significativamente
(P<0,025) nei controlli da 28,88±5,46 a 24,85±6,29. Una diminuzione
dopo 150 min. dal trattamento con MLT potrebbe essere espressione o di
accellerata immissione in circolo, o di ritardata maturazione.
La non significativa variazione della
serie eritriode e megacariocitica potrebbe essere espressione o di una
mancata incidenza della MLT, o di una influenza qualitativa, o della
necessità di un intervallo di tempo più lungo. La diminuzione degli
elementi della serie mieloide, bilanciata dall’aumento della serie
linfoide, potrebbero accompagnarsi a variazioni inverse nel sangue
circolante. In effetti i neutrofili aumentano nel sangue periferico dopo
MLT di più che negli animali controllo mentre i linfociti calano.
La migliore ossigenazione dei tessuti dopo somministrazione di MLT ha probabilmente cause molteplici.
27)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LII, N.18 bis – 30 ottobre 1976
G. Scalera, Luigi Di Bella e M.T. Rossi (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale, Università di Modena)
Influenza di cataboliti azotati normali sul sangue e midollo. Effetto dell’acido urico.
L’acido urico si trova negli eritrociti
normali (FOLIN & SVEDBERG: J. Biol. Chem., 1930, 88, 715); il suo
trasporto è concentrazione-dipendente, il Q10 è 2.21, l’energia
d’attivazione di circa 15800 Cal/mole (LASSEN: Biochem. Biophys. Acta,
1961, 53, 557); il trasporto è fortemente inibito dall’ipoxantina (Idem:
Ibidem, 1962, 57, 111) e da altri derivati della purina (Idem: Ibidem,
1962, 57118 e 123).
Non ci è sembrato perciò privo di
interesse uno studio sugli effetti dell’ac. urico sopra il sangue ed il
midollo. L’infusione e.v. di ac. urico (soluzione satura acquosa a pH
9.41±1.81, a 22°C; ml 3.42 a velocità costante in 171 minuti a ratti del
peso di g. 339±83.9) ha fatto calare le plasmaproteine da 5.22±0.25 a
4.406±0.24 (0.01
Data la scarsa solubilità dell’ac. urico
in acqua (mg. 5.5% a 22° C) un’altra serie di 6 ratti del di
247.83±13.26 si perfuse con soluzione 1% (p/v) ac. urico in Li2CO3 0.4%
(pH 8.57±0.85; 196.5 mOsm). ml 3.39 (=mg. 33.9) in 170 min., e una serie
di ratti controllo perfusa con sola soluzione di Li2CO3 0.4%.
Nel sangue periferico, ad eccezione dei
neutrofili, che salirono, tutti gli altri dati (eritrociti, piastrine,
linfociti, Hb, ematocrito, pres. Osmotica) calarono sia con soluzione di
ac. urico+Li2CO3 che con Li2CO3. Le Differenze tra i risultati delle 2
infusioni furono scarsamente significative solo per alcuni dati (%
neutrofili, Hb). Nel mielogramma le principali differenze si rilevarono
al confronto fra Li2CO3 e soluzione di ac.urico+Li2CO3.
Sono significative infatti sia la serie
monocitica, sia le plasmacellule, sia la serie eritroide, sia il
rapporto Miel/Er. Le variazioni nel sangue periferico provocate dal
Li2CO3 oscurano quelle contemporanee condizionate dall’ac. urico. Non
altrettanto può dirsi per le ripercussioni sul midollo. Non è
improbabile che anche l’ac. urico si possa riguardare sotto una luce
diversa nei confronti di alcune categorie cellulari del midollo.
28)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LII, N.18 bis – 30 ottobre 1976
M.T. Rossi, Luigi Di Bella e G. Scalera
(Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale, Modena)
Influenza di alcuni cataboliti azotati nella funzione del midollo. Effetto dell’urea.
Fra i normali cataboliti azotati l’urea è
dei più diffusibili ed ubiquitari e non è forse questa una delle ultime
ragioni dell’orientamento verso derivati dell’urea della ricerca di
prodotti ad attività antiblastica (MOHLER: Canc. Chemotherapy Rep.,
1964, 341; STEARNS et alii: J. Med. Chem., 1963, 6, 201).
D’altra parte l’eritropoiesi si modifica
nell’insufficienza renale (ADAMSON e Coll.: Amer. J. Med., 1968,44, 725;
ESCHBACH e Coll.: New Engl. J. Med., 1967, 276, 653; NATHAN e Coll.:
Ann. N.Y. Acad. Sci., 1968, 149, 539).
Abbiamo ritenuto, anche per i predetti
motivi, giustificato uno studio sistematico degli effetti della
perfusione d’urea sul sangue e sul midollo. Ratti maschi del peso di g.
375±37.7 sono stati perfusi con soluzione acquosa 1M d’urea per ca. 150
min., ed altri del peso di g. 411±51.16 sono stati perfusi con sol. 5M
d’urea per oltre 3 hr. Nè il n° degli eritrociti nè il valore
ematocritico, nè il no. dei leucociti sono cambiati significativamente
nel sangue periferico.
La %le dei neutrofili è salita mentre
quella dei linfociti è calata significativamente nei 2 gruppi di ratti,
che fossero stati perfusi con soluzione 1M o 5M d’urea. Le piastrine non
mutano dopo perfusione con urea 5M, mentre calano (P<0.001) con urea
1M. Nè l’Hb, nè le proteine plasmatiche, nè la pressione osmotica del
sangue, nè quella del midollo, nè la pres. osmotica del plasma dei ratti
perfusi con soluzione 1m di urea cambiano significativamente; aumenta
solo (0.05
Nel midollo la serie mieloide aumenta (0.1
29)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LII, N.18 bis – 30 ottobre 1976
M.T. Rossi, Luigi Di Bella, G. Tarozzi e G. Scalera (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Influenza dei plasma expander sulla cellularità del midollo.
L’effetto dei plasma expander non si
limita alla diluizione del sangue, ma si estende a numerosi altri
aspetti (A. Segal: The clinical use of dextran solutions. Grune e
Stratton, 1964, N.Y.). Noi abbiamo qui ricercato l’influenza di
soluzioni acquose di destrano (Dx: p.m. 70.000; 188,6±7,3 m. Osm.) e di
polivinilpirrolidone (PVP; p.m. 10.000; 246,66±13,6 m.Osm.) sulla
cellularità del midollo osseo di femore e di tibia di ratti del peso di g
350±93 per il Dx; di 356±46 per il PVP, perfusi in narcosi nembutalica
con le soluzioni acquose dei due plasma expander, alla velocità costante
di infusione di ml 1,2/h, per tempi da 50 a 250 min. per il Dx; da 35 a
210 min. per il PVP.
La cellularità del midollo non sembra
dipendere dalla durata della perfusione, nè dalla quantità complessiva
di colloide artificiale infuso, ciò che stava ad indicare essere essa
indipendente, entro i limiti degli esperimenti qui condotti, dalle
modeste variazioni della pressione colloido-osmotica del sangue
circolante, che furono, alla fine degli esperimenti, di m.Osm. (%)
2,85±2,25 per il plasma, di 1,99±1,85 per il sangue intero dopo
infusione di PVP; -5,712±22,64 per il plasma, -1,532±9,50 per il sangue
intero dopo infusione con Dx.
Se si prescinde dalla durata di
perfusione e dalla quantità complessiva di plasma expander infuso, il
numero totale di cellule del midollo per mm3 di midollo è stato trovato
di 1598x103618X103 dopo infusione di Dx, di 1663×103±701×103 dopo
infusione di PVP: fra le due medie la differenza non ha nessuna
significatività.
Si può concludere che eventuali
modificazioni nel numero e nella distribuzione tra i vari tipi cellulari
nel sangue periferico dopo infusione di plasma expander non debbono di
necessità originarsi da interferenze col midollo. Esse possono
verisimilmente anche originarsi da varie azioni nella distribuzione dei
rapporti di velocità tra la corrente marginata e quella assiale, nonchè
da altri fattori periferici.
30)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LII, N.18 bis – 30 ottobre 1976
G. Scalera, M.T. Rossi, Luigi Di Bella e G. Bursi (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale, Università di Modena)
La pressione osmotica del midollo osseo dopo perfusione con plasma expander.
Constatazioni sperimentali concordano nel
suggerire l’importanza per la maturazione, la migrazione nei successivi
compartimenti midollari (McCULLOCH e Coll.: Biochim. Biophys. Acta,
1974, 355, 260) la trasmigrazione nei sinusoidi dell’acqua, non molto
diversamente che nella midollare del rene di mammiferi (HARGITAY &
KUHN: J. Elektrochem., 1951, 55, 539).
Nel flusso dell’acqua per i vari spazi
midollari si innesterebbero i processi di maturazione, progressione,
trasmigrazione degli elementi parenchimali del midollo. Abbiamo seguito
le variazioni della pressione osmotica (p.o.) del midollo dopo
perfusione e.v. di colloidi artificiali come destrano e
polivinilpirrolidone (PVP).
Il midollo l’abbiamo prelevato alla fine
della perfusione e.v. dei due colloidi. Alcuni midolli furono
centrifugati alla temp. di 0°C±2°C, alla velocità di 20000 rpm, per
separare il liquido intercellulare – sopranatante dalle cellule
parenchimali del sedimento. La p.o. del midollo intero è risultata
preticamente indipendente dalla durata della perfusione, e dalla
quantità assoluta e relativa di colloide infuso, che questo sia destrano
o PVP.
La p.o. trovata è stata in media di
465.33±52.316 nei midolli di ratti perfusi con destrano; di mOsm.
422.66±55 nei midolli di ratti perfusi con PVP per tempi di perfusione
da 50 a 70 minuti col primo, da 167.5 a 210 minuti col PVP. Il midollo
del radio dopo perfusione (da 50 a 280 minuti ha nell’80% dei casi una
p.o. più alta di quella della tibia e nel 100% dei casi più alta di
quella del femore.
Si può concludere che i colloidi
artificiali non sono in grado di fare aumentare la p.o. del midollo; che
non tutti i midolli delle ossa lunghe si comportano in ugual maniera;
che quello dell’omero tende ad avere i valori più alti.
31)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LII, N.18 bis – 30 ottobre 1976
G. Tarozzi, G. Scalera, M.T. Rossi, Luigi Di Bella (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena).
Meccanismi di regolazione della pressione osmotica e funzione del midollo.
L’attività riproduttiva degli elementi
del midollo mantiene costante la costituzione cellulare del sangue, col
quale debbono quindi intercorrere rapporti di omeostasi “feedd-back”,
riguardanti l’attività riproduttiva, la migrazione, la trasmigrazione
dentro i sinusoidi.
In tutti questi processi il ricambio
dell’acqua potrebbe avere importanza rilevante. Il midollo intero ha un
abbassamento crioscopico minore di quello del sopranatante acellulare,
probabilmente perchè il contratto con il termistore avviene solo in
parte col liquido intercellulare, e in parte con la membrana degli
elementi parenchimali, il cui citoplasma non era ancora congelato.
Perciò la pressione osmotica del liquido
intercellulare è stata in media di 1,792 volte superiore a quella del
midollo; il coefficente ha ovviamente significato e valore costante
qualora la celularità del midollo, la costituzione e i caratteri fisici
delle sue cellule rimangano costanti.
La pressione osmotica del midollo (Osm)
sarebbe legata a quella del sopranatante (Oss) dalla relazione (1):
Osm=k.Oss in cui k=0,556. Se la cellularità del midollo cambiasse la
relazione (1) diventerebbe:
Osm=f(Nm).Oss(r), in cui f(Nm) è una
funzione del nupmero delle cellule per mm3 di midollo. Dopo infusione
e.v. di Dx e PVP la osmolarità del midollo dell’omero aumenta di circa
27 m.Osm./h, nella tibia di 13,8 m.Osm/h, nel femore di 1,26 m.Osm/h,
praticamente cioè rimane costante.
Poichè la cellularità è più bassa nel
midollo dell’omero, ma nel midollo del femore uguale a quella della
tibia, non si può senz’altro affermare che la pressione osmotica varia
nel tempo, dopo infusione e.v. di plasma expander, in funzione inversa
alla cellularità del midollo. Anche se i plasma expander non sono in
grado di modificare la pressione osmotica del midollo osseo subito dopo
la fine della infusione, essi tuttavia inducono modificazioni
sull’aumento lineare successivo in vitro.
32)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LII, N.18 bis – 30 ottobre 1976
Luigi Di Bella, G. Scalera, M.T. Rossi, G. Tarozzi (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Il mielogramma dopo infusione di plasma expander.
Midolli di tibia e femore (l’omero è molto povero di midollo) si sono raccolti in pesa-filtri comuni e rapidamente mescolati con bacchetta di vetro smussa; la poltiglia è stata strisciata e i vetrini allestiti e letti.
I ratti, in narcosi nembutalica erano
stati perfusi per intervalli variabili, da 35 a 210 min., e a velocità
costante, con soluzione acquosa di destrano e PVP; alla fine della
infusione erano stati il più possibile completamente dissanguati e il
midollo enucleato dalle ossa lunghe dopo essere state fissate in una
morsa e segate per il lungo.
Le letture eseguite su 54 vetrini di 19
ratti, di cui 14 perfusi e 5 controllo, su almeno 700 elementi per
vetrino, sono state alquanto uniformi. Nè i mastociti, nè i
megacariociti cambiano nei due gruppi. I moniciti, la serie mieloide e
le plasmacellule sembrano invece più riccamente rappresentate negli
animali perfusi che nei controlli, mentre i linfociti e gli eritrociti
sono rappresentati in minor percentuale nei ratti perfusi.
Se la diminuzione della percentuale di
una serie fosse dipendente dalla più veloce migrazione verso il sangue, e
se gli elementi rimanessero nel sangue per tutta la durata
dell’esperimento si dovrebbe avere una linfocitosi ed eritrocitosi non
confermata dai risultati sperimentali.
Probabilmente l’aumento è diluito ed
anche invertito dall’aumento di volume del plasma. L’aumento della
percentuale delle plasmacellule potrebbe spiegare l’aumento delle
plasmaproteine in circolo. Nella perfusione con destrano le proteine
sono cresciute nella metà dei ratti, in media del 42% e sono calate,
nell’altra metà in media del 18%. Nella perfusione con PVP le proteine
in circolo sono calate in 7 su 8 ratti.
Non basta ovviamente l’aumento della
percentuale delle plasmacellule nel midollo per giustificare l’aumento
delle plasmaproteine; diversità di comportamento esistono anche nei
confronti della natura dell’agente responsabile dell’avvenuto aumento.
33)
SYMPOSIUM ON REGULATION OF PITUITARY FUNCTIONS. Abstracts of papers – Strbské Pleso, October 13-15, 1976.
Luigi Di Bella, G. Scalera, M.T. Rossi
(Institute of Human Physiology, University of Modena, Italy)
Mutual relations between thymus and hypophysis.
Thymus was partially (14,4%) or totally removed from both male and female Wistar adult rats, and hypophYsis was removed after 18-19 days from complete or incomplete thymectomy.
Its weight was found to be significantly higher in thymectomized than in sham-thymectomized female rats; the higher weight of hypophysis is accounted for by an higher water content.
The GH content of thymectomized adult
male rats hypophysis is as high at that of sham-thymectomized adult male
rats; it has been found on the contrary to be higher in thymectomized
than in sham-thymectomized adult female rats.
34)
SYMPOSIUM ON REGULATION OF PITUITARY FUNCTIONS. Abstracts of papers – Strbské Pleso, October 13-15, 1976.
M.T. Rossi, G. Scalera, Luigi Di Bella
(Institute of Human Physiology, University of Modena, Italy).
Do enterogen mechanoceptive impulses contribute to liberation of GH from adenohypophysis?
The lasting enlargement of rat bowel by indigestible cellulose foods, as tested, among others, by plentiful tender stools, is followed by a significant increase in GH content of rat pituitary, as tested either by tail relative lengthening, or by body weight gain, when rats were injected i.p. with corresponding doses of suspended aceton dried hypophysis powder.
The impulses from bowel reach probably
anterior hypophysis or even hypothalamus by partly at least travelling
along paravertebral sympathetic chain and periarterial (carotid a./or
vertebral aa.) plexuses, as suggested among others by the significant
increase in pituitary GH content, following 15 min lasting electrical
stimulation of paravertebral sympathetic chain (Th. IV-X; Ag-AgC1
electrodes; square waves 40Hz 10 Volts).
35)
The 16th International Congress of Hematology – September 5-11 – Kyoto – Japan
Abstracts free communications and scientific exhibitions.
Luigi Di Bella, M.T. Rossi and G. Scalera (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale, Istituti Biologici, Modena, Italy).
Physiological Basis for a Rational Therapy of Bone Marrow Diseases.
The reproduction, differentiation and release of blood cells from bone marrow seem to be governed by metabolic products, by water displacement from cellular to intercellular compartment, by neuro-hormonal agents, by poietin formation and activation. Urea and uric acid increase the bone marrow density distribution, and probably accelerate maturation of granulocytes. Bone marrow extracellular normal hyperosmolar fluid seems to play a role in mitogenesis and differentiation of bone marrow cells. Some leukemic patients suffer nocturnal diuresis due to a probable biorhythmic deficiency of dispensable adiuretin, during a leukaemia relapse. Cell water content probably reduces during maturation as a consequence of organic phosphate compounds accumulation, of intracellular pH despression, of ATP, GTP, and other nucleotides polymerization in dense bodies, under the influence of hormones and neural transmitters, like nor-adrenalin, 5-OH-tryptamin, dopamine and 5-OH-dopamin.
Melatonin (MLT), however, seems to play a dominant role, insamuch as:
a) habenular nuclei stimulation induces thrombocitosis;
b) i.v., injected MLT induces blood platelet rise in thrombocytopenic patients; and
c) systematic oral or parenteral administration of MLT induces a seemingly healing state from acute or cronic lymphocytic leukemia.
MSH and ACTH, or shorter corresponding polypeptide chains, seem to play as much an important role for a normal bone marrow function as MLT.
The aforesaid factors validly contribute to effectuate the formation and activation of erythro-thrombo, and leukopoietins. The relative trouble reveals through a decrease of red blood cells and platelet blood count, as well as with a rise of eosinophil cell blood count.
36)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LIII, N.18 bis – 30 ottobre 1977
Luigi Di Bella, L Gualano, M.T. Rossi e G. Scalera (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Effetti della somatostatina sulla funzione midollo osseo.
La Somatostatina (ERAZEAU & Coll.:
Science, 1973, 179, 77) non esercita apparenti ripercussioni sulle
piastrine nell’uomo (MIELKE e Coll.: New Engl. J. Med. 1975, 293, 480)
neanche in pazienti diabetici con probabile aumento del GH nel sangue
(TUTWILER G.T.: Aca Diabet. Lat. 1976, 13, 177), mentre può indurre
diatesi emorragica nei babbuini (KOERKER & Coll.: New Engl. J. Med.
1975, 293, 476).
Poichè la somatostatina sembra esercitare
effetti bloccanti sulla crescita di elementi neoplastici, abbiamo
voluto provare se nei ratti esercitasse uguali effetti sugli elementi
del midollo osseo. Dosi da 50 a 200 µgKg-1.d-1 non abbassano il n° dei
GR nè il tasso di Hb, mentre mg 1·Kg-1·d-1 fanno abbassare entrambi. Non
subiscono modificazioni il n° dei globuli bianchi e piastrine e neanche
il tasso protidemico. Il solvente (protamina+ZnClg) fa calare il n° dei
leucociti circolanti, mentre fa aumentare il tasso protidemico, con
quale meccanismo è difficile precisare (v. letteratura in: VALLEE, D.L.:
Physiol. Rev. 1959, 39, 443: FRIEDRICKS & Coll.: J. Clin. Invest.
1964, 43, 304).
Rispetto ai controlli sono riuscite
significative le variazioni %ali del tasso protidemico di tutti i ratti
iniettati con SRIF, le variazioni %li del n° di GR e del tasso Hbco in
alcuni gruppi soltanto. Nel mielogramma non si sono rilevati spostamenti
delle serie mieloide, eritroide, linfoide e megacariocitica. In fettine
di midollo di 3µ (Zenker-paraffina-May-Grünwald-Giemsa) la densità dei
megacariociti sembra più bassa nei ratti trattati con dosi minori di
SRIF, mentre il n° degli elementi cellulari del midollo e la formula
leucocitaria non subiscono spostamenti significativi.
37)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LIII, N.18 bis – 30 ottobre 1977
L. Gualano, Luigi Di Bella, M.T. Rossi e G. Scalera (Istituto di Fisiologia Umana, Cattedra di Fisiologia Generale dell’Università di Modena)
Effetti della melatonina sui megacariociti viventi di midollo di ratto.
La maturazione in vitro dei megacariociti
è stata seguita da THIERY & BESSIS (C.R. Acad. Sci., 1956, 242,
290) su cellule viventi e da PAULUS (Exp. Cell. Res. 1967, 48, 27) su
sospensioni di midollo osseo. Dato il significato che per la
piastrinopoiesi assume la melatonina (MLT) ci è sembrato utile seguire
la reazione dei megacariociti alla MLT in vitro. Abbiamo fatto ricorso
ad una tecnica simile a quella elaborata da ROSE (Cinemicrography in
Cell Biology, 1963, N.Y., Acad. Press) e MUNRO (Exp. Cell. Res. 1963,
32, 408) adoperando un fotomicroscopio Zeiss III, con camera fotografica
integrata, ad esposizione automatica e obiettivi planacromatici 63/1,4 e
100/1,25 ad immersione in olio, e pellicole a 12 Din, con
interposizione di filtro verde con * max.=551 nm.
Le cellule di midollo veniva sospese in
soluzione salina, isoionica, glucosata, tamponata a pH 6,7-6,8 con
crioscopico corrispondente a 370-380 mOsm, scaldata a 37°C, ossigenata.
La camera di osservazione era formata da due vetrini coprioggetto,
tenuti distanti 1,5 mm da un tubo di teflon di 1,5 mm di diametro
esterno che portava l’O2. La camera consentiva l’osservazione di
megacariociti vitali anche per 8 ore. La MLT si faceva arrivare nella
sospensione a mezzo di un tubicino di teflon di 1,5 mm di diametro
esterno, connesso con una microsiringa. Sia l’emissione e la retrazione
di pseudopodi, che l’indentazione della membrana, sia l’emissione che la
formazione delle piastrine sembrano essere influenzate dalla MLT.
Rimane da stabilire se l’effetto è dose
dipendente, in quale misura dipende dal grado di maturazione dei
megacariociti, se è specifico. Il metodo sembra comunque prestarsi bene
allo studio dell’attività di cellule viventi in vitro.
38)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LIV, N.18 bis – 30 settembre 1978
L. Gualano, Luigi Di Bella, M.T. Rossi, G. Scalera
(Istituto di Fisiologia Umana dell’Università di Modena)
Aspetti funzionali dei megacariociti in vitro.
L’osservazione che portò WRIGHT (J.
Morph., 1910, 21, 263) a postulare l’ipotesi dell’origine
megacariocitica delle piastrine fu fatta su megacariociti in vitro, e su
preparati istologici di midollo. Essa venne confermata e precisata da
THIERY & BESSIS (Rev. Hémat., 1956, 11, 162), che rilevarono
violenti movimenti di allungamento e retrazione di processi
citoplasmatici nei megac. granulosi e da KINOSITA & OHNO (Bibl.
Anat., 1961, 1, 106) nel midollo di coniglio.
Espansioni citoplasmatiche, fra le altre
cellule di midollo o dentro i sinusoidi, furono viste da BEHNKE (J.
Ultrastruct. Res., 1969, 26, 111) nei megac. granulosi; esse perdevano
poi le connessioni con la cellula madre e si risolvevano in piastrine.
Identici fenomeni furono visti da KEYSERLINGK & ALBRECHT (Z.
Zellforsch., 1968, 89, 320). Le piastrine si formerebbero per
coalescenza del “Demarcation Membrane System” (BEHNKE: J. Ultrastr.
Res., 1968, 24, 412).
In una sospensione recente di midollo di
femore di ratto in liquido nutritivo, isotonico, isoionico, isoidrico,
glucosato, termostatato a 37°C, ossigenato e costantemente rinnovato per
perfusione continua, i megac. sopravviventi non hanno mai presentato
movimenti di membrana o di granuli citoplasmatici, o comunque altre
modificazioni, ad eccezione di movimenti oscillanti di granuli isolati,
di cui alcuni extracellulari. Ciò concorda con l’osservazione di
PULVERTAFT (J. Clin. Pathol., 1958, 11, 535) che non rilevò mai fenomeni
interpretabili come piastrinogenesi in vitro, mentre contrasta con
quelli di PISCIOTTA & Coll. (Blood, 1953, 8, 703) e IZAK & Coll.
(Blood, 1957, 12, 507 e 520) che hanno adoperato tecniche in parte
diverse.
Il contrasto sembra dipendere dall’O2, nonchè da fattori umorali (trombocitopoietina) normalmente circolanti nel sangue.
Megacariociti, piastrinogenesi, trombocitopoietina.
39)
Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale – Vol. LIV, N.18 bis – 30 settembre 1978
Luigi Di Bella, L. Gualano, M.T. Rossi, G. Scalera
(Istituto di Fisiologia Umana dell’Università di Modena)
Sul meccanismo della piastrinogenesi in vitro.
Dopo induzione di trombocitopenia cresce
la produzione di piastrine nel midollo (CRADDOCK & Coll.: J. Lab.
Clin. Med. 1955, 45, 906) mentre cala nella trombocitosi (CRONKITE:
Homeostatic Mechanisms, 1957, Brookhaven. Nat. Lab., Upton N.Y.). Questa
regolazione a feed-back positivo sarebbe dovuta ad un fattore umorale
(YAMAMOTO: Acta Haemat. Jap., 1957, 60, 163), chiamato
trombocitopoietina da KELEMEN & Coll. (Acta Halmat. Basel, 1958, 20,
350).
Poichè la stimolazione dei gangli delle
abenule produce trombocitosi (Di Bella & Coll., Boll. SIBS, 1969,
XLV, com.ne n° 171), e la melatonina è il principale composto indolico
epitalamico (LERNER & Coll., J.A.C.S., 1958, 80, 2587), e si
distribuisce in tutti i liquidi e tessuti dell’organismo (REITER: The
pineal, 1977, Eden Press) si dovrebbe tentare di identificare la
melatonina con la trombocitopoietina.
In effetti la melatonina provoca in
vitro: 1) l’aumento delle granulosità del citoplasma dei megacariociti
di midollo di ratto; 2) aumento della velocità di rotazione e
traslazione dei granuli intra- ed extracellulari; 3) comparsa di
protrusioni citoplasmatiche; 4) fuoriuscita di granuli simili a
piastrine. Detti fenomeni sono più accentuati nei megacariociti
granulosi. La melatonina non ha effetti apparenti sul nucleo.
Queste constatazioni sperimentali possono
conciliarsi con l’ipotesi di una identificazione della melatonina con
la trombocitopoietina; esse vanno ovviamente integrate da altre relative
a precisare il carrier plasmatico, i meccanismi di dissociazione dello
stesso, etc.
Megacariociti, melatonina, piastrine, trombocitopoietina.
40)
L.DI BELLA, M.T. ROSSI and G. Scalera
(Cattedra di Fisiologia Generale, Università di Modena, Modena, Italy)
Perspectives in pineal functions.
(The Pineal Gland of Vertebrates including Man.
Progress in Brain Research, vol. 52, pag. 475-478* Editors: J Ariens
Kappers and P. Pever, Amsterdam, copyr. 1979, Elsevier/North-Holland
Biomedical Press- ISBN 0444-80114-6).
Although “the profession of the pineal is to regulate re production
whereas its avocation is to influence the functioning of other endocrine
organs” (Reiter, 1977), yet some other target organs can be envisaged,
and some new insights may be obtained. According to Di Bella et al.
(1969) bipolar stimulation of the habenular nuclei (2 V; 40 Hz; square
waves; 30-180 min duration) induces a transitory increase in number of
blood platelets (Fig. 1). No other stimulated brain area produced any
such increase, nor the injection of melatonin (MLT). The different
responses may be tentatively attributed either to the secretion by the
epithalamo-pineal complex of several indolederivates (Axelrod, 1974),
acting atogether differently than MLT alone, and/or an ac tivation of
eventually melatonergic (Lerner et al., 1959) nerves to the bone marrow
(Calvo, 1968; Calvo and Forteza-Vila, 1969). The long latency of the
blood platelet increase suggests that MLT or the epithalamic indolamines
induce an acceleration of the development from stem- to adult cells,
and/or from megakaryocytoblast to mature megakaryocyte. An injection of a
watery suspension of lyophilized pineal, from heatly trats killed with
fluid N2, produced inconstant variations in blood platelet number.
Injections of watery suspensions of lyophilized epithalamia, from the
same rats, did, on the contrary, produce a rather uniform increase in
blood platelet number.
Since enzymatic O-methylation of catecholamines requires S-adenosyl-methionine as a methyl donor (Axelrod, 1957), MLT was injected together with S-adenosyl-methionine (8-96 μM/kg b.w.). The results were inconsistent.
In splenectomized and epinephrectomized rats, injected MLT induced an enormous increase in number of “dusty” platelets (up to 12×106/μl) in the circulating blood, like in some splenectomized, chronically thrombocytopenic patients.
Living megakaryocytes from rat bone marrow showed, in vitro, signs of platelet discharge when MLT, or ADP, or both, were added. The impression is gained that the newly produced platelets reach either the interstitial spaces of the bone marrow, or the bone marrow blood sinusoids.
Since Pulvertaft (1958) has never observed platelet production in oxygenated bine marrow cultures unless the O2 supply was stopped, the question arises as to the relation between glycolysis and respiration, and the effect of indolamine derivates on platelet production. However, if the smaller platelets are the older ones (Paulus, 1974) then MLT should promote, in splenectomized animals, a migration of platelets from the tissue depot blood to the circulating blood. In many thrombocytopenic patients, MLT has revealed itself to be a fully active substance. This finding of practical importance as MLT has never shown any toxic effect on both the erythroid- and the myeloid-bone marrow cell compartments. The erythropoiesis-stimulating effect is revealed by an increased number of basophilic, polychromatic and orthochromatic erythroblasts as well as of reticulocytes, and by an increase of the blood erythrocyte number. This effect has been applied by giving thalassemic patients less blood transfusions.
The myeloid compartment too is vigorously stimulated by MLT. In a thalassemic 14-year-old young girl the number of white blood cells rose to 94.000 after 10 ndays of MLT administration.
MLT can therefore be very profitably used in leucopenia, in both chronic and acute lymphoblastic leukemia and during antiblastic chemotherapy. Attention must be paid to the fact that considerably lower dosages have to be used in myeloid than in lymphoid leukemia.
Cellular growth control by MLT is, however, not restricted to the bone marrow cell compartment; it extends to practically all cells of the human body, as is shown by both decreasing abnormal growth and stimulating depresse growth.
Abnormal cellula growth is depressed in the blast or immature myeloid or lymphoid cells, which appear in significantly smaller numbers both in the circulating blood and in bone marrow. It so happens that leukemic patients behave as if the disease ha become either chronic or healed.
The growth of lung, stomach and breast cancers, as well as of lymphoma and bone sarcoma is equally depressed or discontinued so that the survival time of patiens is longer and the symtoms become increasingly less severe.
MLT, at non-pharmacological dosages, does not seem to have a cytotoxic effect, but only a prevailingly cytostatic one. Any subjective or objective intolerance phenomena are absent, apart from some fickle drowsiness state, or a mild increase of libido in 30-40 year-old women.
In cancer patients the regulatory influence on cellular growth by MLT is strongly strengthened by simultaneous lowering of the levels of circulating GH (by means of somatostatin or p-oxypropiophenon) and prolactin.
The results of this combined therapy sweem to be very good. However, when the cancer mass is very extensive and poorly vascularized or when the cancer cells grow on the poorly vascularized scars of a preceding intervention, the results of the cure are less favourable.
Since neither MLT nor GH exert anty citotoxic effect, a mild antiblastic cure could be simultaneously applied in roder to accelerate the reduction or the disappearance of the neoplastic mass.
The following conclusions may be drawn:
- a) Cancer probably arises due an imbalance of MLT, GH and prolactin.
- b) The viral, physical and chemical etiologic agents of cancer probably act by interfering wih the same growth reactions as those promoted by the co-presence of GH and MLT.
- c) MLT probably extends its action to all body cells in the same manner as does GH.
- d) GH has widespread effects on the synthesis of proteins and nucleic acids (Kostyo and Isaksson, 1977), while indoleamines (Da Prada et al., 1971, 1978) and MLT (Di Bella et al., 1976 interfere with nucleic acid metabolism. Biochemically common pathways exist between the two kinds of compounds and the level of the growth processes of every body cell.